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Dossieraggio, cosa c’è dietro la rabbia di Giorgia Meloni: le «migliaia di spiati» e «il giornale di De Benedetti»

DOSSIERAGGIO GIORGIA MELONI RABBIA GIORNALE DE BENEDETTI
DOSSIERAGGIO GIORGIA MELONI RABBIA GIORNALE DE BENEDETTI
La premier chiede di sapere i mandanti dell'inchiesta di Perugia. La replica di Domani e l'attacco all'Antimafia

Dal palco di piazza Salotto a Pescara mentre chiude la campagna elettorale del centrodestra in Abruzzo Giorgia Meloni è chiarissima: «Vogliamo sapere i mandanti» del dossieraggio rivelato dall’inchiesta di Perugia, fatto «per passare le notizie ad alcuni giornali, segnatamente a quello di De Benedetti». Il riferimento è a Domani, che ha tre giornalisti indagati (Giovanni Tizian, Stefano Vergine, Nello Trocchia) nella vicenda a cui lavora Raffaele Cantone. E in cui è coinvolto anche il magistrato antimafia Antonio Laudati. Ma intanto emerge che gli accessi di Pasquale Striano non sono stati solo 800, bensì «alcune migliaia». Parliamo anche in questo caso delle banche dati Sos, ovvero le segnalazioni di operazioni sospette di Bankitalia.

Pasquale Striano

Ottocento infatti sono solo le consultazioni esaminate dai magistrati di Perugia. Ma il tenente della Guardia di Finanza si è collegato al server alcune migliaia di volte, spiega oggi La Stampa. Ed è quindi probabile che dallo sviluppo delle indagini emergano nomi nuovi. Oltre a quello del presidente della Figc Gabriele Gravina, che ha fatto nascere un’indagine su “input” di Claudio Lotito. Sui numeri ci si aspetta chiarezza da Melillo: il procuratore nazionale antimafia sarà audito dalla commissione e dal Copasir oggi. Domani toccherà a Cantone. L’inchiesta è nata da una segnalazione a Roma di Guido Crosetto. Che ieri su X ha fatto sapere di essere «l’unico che non parla sul tema “Dossier”. Nonostante sia la persona che ostinatamente in solitudine senza solidarietà ha cercato la verità. Contro nessuno. Solo per giustizia. Non parlo per rispetto dell’inchiesta. Non parla la parte lesa ma (stra)parlano gli indagati».

Dossieraggio?

Eppure proprio la pratica del dossieraggio viene smentita dagli atti di Perugia. Nel senso, ha spiegato il giornale «di De Benedetti», che «l’accusa più grave è quella di accesso abusivo a sistema informatico che avrebbe compiuto il finanziere Striano, in concorso con gli altri indagati (tra cui i tre giornalisti di Domani), che gli avrebbero richiesto informazioni. È stata la stessa procura di Perugia a pronunciarsi sulle ipotesi di dossieraggio, attraverso l’Ansa: «Nessun dossier su personaggi istituzionali e politici ma una presunta attività di ricerca di informazioni a strascico che in tanti casi ha dato esito negativo quella contestata dalla procura di Perugia nell’indagine che coinvolge Pasquale Striano finanziere che era distaccato alla procura nazionale antimafia nel gruppo di lavoro che si occupava dello sviluppo delle Sos, le Segnalazioni di operazioni bancarie sospette, e da tempo trasferito». L’agenzia di stampa sottolinea che «non risulterebbe che le informazioni acquisite siano state utilizzate in un’attività di dossieraggio».

L’obiettivo de Raho

Il Fatto Quotidiano intanto sostiene che il centrodestra, che vede coinvolti molti suoi personaggi nell’inchiesta in qualità di parte lesa, ha messo nel mirino la Direzione Nazionale Antimafia e chi la guidava all’epoca, ovvero l’ex procuratore Federico Cafiero De Raho, oggi deputato del Movimento 5 Stelle.

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