Striano, la Fiamma gialla dei dossier, fece ricerche pure sulla sua compagna. La novità sui giornalisti, il solo Pd (oggi ex) nel mirino, e il colpo di fortuna di Conte
Pasquale Striano, il luogotenente delle Fiamme Gialle indagato per avere spiato illecitamente politici e vip, doveva avere una vera e propria sindrome compulsiva di ricerca sulle banche dati riservate della procura nazionale antimafia. Tanto è che nel mirino delle sue ricerche oltre al precedente proprietario della casa di Anzio da lui acquisita a un’asta giudiziaria, è finita pure la sua seconda compagna Francesca, che di quella abitazione risulta oggi proprietaria al 50%. L’ufficiale della Guardia di Finanza non ha avuto riguardi nemmeno per lei, come segnala il procuratore di Perugia Raffaele Cantone nell’invito a comparire inviato a Striano. Tra gli episodi contestati infatti c’è anche quello: «in data 07.06.2021 un accesso abusivo alla banca dati SERPICO per consultare le informazioni fiscali concernenti la moglie, Francesca». Qualche mese dopo – il 16 maggio 2022 – per altro sempre su Serpico il finanziere compulsivo cercava i redditi percepiti da un Giuseppe che ha lo stesso cognome della moglie, e che poterebbe quindi essere un suo parente.
La ricostruzione di Cantone sui giornalisti: spesso erano loro a chiedere su chi cercare
Sempre secondo quell’invito a comparire nei vari capi di accusa in cui Striano è associato a giornalisti del Domani, il quotidiano di cui è editore Carlo De Benedetti, di altre testate o a generici “giornalisti-scrittori” in molti capi di imputazione si utilizza questa formula: «STRIANO quale ufficiale di Polizia Giudiziaria in servizio presso la Procura Nazionale Antimafia con il ruolo di comandante del “Gruppo S.0.S.” ed esecutore materiale degli accessi abusivi, (Tizio o Caio) quale giornalista richiedente le informazioni stesse». Secondo questa formula utilizzata dal procuratore, dunque, non sarebbe stato Striano a fare autonomamente gli accessi illeciti contestati per poi offrire in un secondo momento per la pubblicazione il materiale ai giornalisti. Ma il percorso sarebbe stato inverso: i giornalisti chiedevano a Striano di fare ricerche (che sapevano abusive) su questo o quel personaggio e poi ricevevano il materiale ottenuto per verificarne l’utilità per la pubblicazione. Questa formula è utilizzata per 25 episodi. In altri invece Cantone utilizza una formula diversa: «STRIANO quale ufficiale di Polizia Giudiziaria in servizio presso la Procura Nazionale Antimafia con il ruolo di comandante del “Gruppo S.O.S.” ed esecutore materiale degli accessi abusivi, (Tizio o Caio) quale giornalista interessato a ricevere le informazioni». Per ipotizzare i due percorsi è probabile, dunque, che i magistrati abbiano le prove sui contatti fra giornalisti e Striano precedenti gli accessi abusivi, con i giornalisti che sono il motore dell’accesso abusivo e che quando manchino invece quelle prove si ritenga che i giornalisti siano solo il terminale finale di quell’illecito. Per altro alcuni particolari farebbero presupporre (anche se non è dimostrato esplicitamente) la richiesta esplicita dei giornalisti: ad esempio l’accesso abusivo ai dati di alcuni attuali esponenti del governo guidato da Giorgia Meloni è stato compiuto da Striano sempre nella stessa data, quella del 20 ottobre 2022, quando è iniziata a circolare la bozza quasi definitiva della lista dei ministri che sarebbe stata ufficializzata il giorno dopo al Quirinale.
L’unico Pd nel mirino Alessio D’Amato (ora con Calenda). Conte? Salvo per errori di ortografia
Nelle ricerche compulsive compiute autonomamente o a richiesta di giornalisti e altri personaggi (uno dei richiedenti ha lo stesso nome e cognome di un investigatore privato) che si rivolgevano a lui Striano effettivamente non ha quasi mai cercato conti bancari, redditi e proprietà di esponenti politici del Pd. Il solo finito nel suo mirino è l’ex assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, oggi esponente di Azione, ma al momento della ricerca- il 24 febbraio 2022- ancora iscritto al Partito democratico. Anche altri ex Pd sono stati “attenzionati” abusivamente dal luogotenente delle Fiamme Gialle, ma si tratta di esponenti di Italia Viva, a partire proprio dal leader, Matteo Renzi. Giuseppe Conte sostiene di essere lui stesso vittima delle ricerche di Striano. In realtà direttamente no: non sono state consultate con il suo nome o con il suo codice fiscale le banche dati riservate della procura nazionale antimafia. Sono stati messi nel mirino invece esponenti della famiglia della compagna del leader M5s, Olivia Paladino. Ma sono stati accessi a vuoto, perché è il solo caso in cui Striano ha compiuto errori di ortografia non ottenendo le informazioni che gli servivano. Nel caso del suocero di Conte sono state fatte ricerche su “Cesare Paladini”, sbagliando la finale del cognome. Poi è stata compiuta una ricerca sui cognati digitando il nome di “Cristiano Paladino”. Questa volta il cognome era giusto, ma il nome no: si trattava in realtà di Cristiana Paladino, cognata dell’ex premier M5s. Un colpo di fortuna.
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