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Meloni e il discorso ai sindacati: «Poliziotti sotto attacco, ora basta»

«Nel 97% delle manifestazioni nessun incidente, potremmo rivedere le regole per la gestione dell'ordine pubblico» ha detto la premier durante l'incontro coi rappresentanti delle forze dell'ordine

Gli scontri di due settimane fa a Pisa non sono stati dimenticati dalla premier, Giorgia Meloni, che nei giorni scorsi ha scelto di convocare a palazzo Chigi i sindacati di polizia – facendolo annunciare a Matteo Piantedosi proprio durante l’informativa sui fatti di Pisa – per discutere di un contratto che da tempo deve essere rinnovato e riguarda 450.000 persone, a cui potrebbero aggiungersi nuove assunzioni. E il tavolo è stato anche occasione di un lungo discorso sul ruolo delle forze dell’ordine, filtrato integralmente sulle agenzie di stampa. «Ci tengo a ricordare in questa sede – ha detto Meloni – che nel 97% delle manifestazioni che si sono svolte in questi mesi non c’è stata alcuna criticità. Solo nel 3% dei casi si sono riscontrate criticità e questo dimostra l’ottima gestione dell’ordine pubblico e la vostra capacità di proteggere i siti sensibili. Sono dati, questi, che è giusto ribadire e sottolineare, perché ritengo ingiusta la sistematica campagna di denigrazione alla quale siete stati sottoposti».

I fatti di Pisa

Meloni ipotizza anche di cambiare le regole per la gestione dell’ordine pubblico. «Il ministro Piantedosi, in Parlamento, e il capo della Polizia, hanno assicurato la verifica attenta di quanto è accaduto a Pisa, e la piena collaborazione con l’autorità giudiziaria per far emergere errori o abusi. Fermi restando questi accertamenti, e rispettandone l’autonomia, lo scopo di questo nostro incontro è di guardare al presente e al futuro, e quindi di ricevere da voi proposte sul contributo che il Governo e, per la parte di iniziativa del governo, il Parlamento possono dare oggi per migliorare la gestione dell’ordine pubblico. Vogliamo capire cosa si può fare per una migliore gestione dell’ordine pubblico». Proprio a questo proposito, i sindacati di polizia avrebbero proposto di introdurre il Daspo anche per i manifestanti (quindi un divieto di partecipazione alle manifestazioni su decisione del questore e senza preventiva condanna penale) e avrebbero fatto muro contro l’idea di introdurre un numero identificativo sui caschi degli agenti, in modo da identificare gli autori di violenze e abusi. Entrambe le richieste sarebbero state accolte con favore da Meloni e Piantedosi.

Il numero di manifestazioni

Manifestazione a Roma, 22 dicembre 2023. ANSA/PAOLO CAPPELLERI

Meloni ha sottolineato come il numero di manifestazioni sia molto cresciuto nel corso degli ultimi mesi. «Dal 7 ottobre a oggi, infatti, le iniziative di piazza sono state più di mille. L’Italia, a differenza di altre Nazioni, non ha vietato le manifestazioni a favore della Palestina perché per noi è fondamentale garantire il pieno diritto ad esprimere qualunque posizione politica. È un diritto – ha aggiunto – che va bilanciato col rispetto delle regole che lo disciplinano e con la necessaria tutela degli obiettivi sensibili e che sono presi di mira dai manifestanti, molto spesso riconducibili a simboli più della religione ebraica che allo Stato di Israele (posto che anche questi ultimi vanno difesi)».

Le manifestazioni non comunicate

Venezia, 25 Febbraio 2024. ANSA/Udu e Rete Studenti Medi Veneto

«Se è vero che le manifestazioni non vanno autorizzate, è altrettanto vero che vanno comunicate per dare modo a voi di calibrare le forze in campo e i mezzi da adoperare. Quando il responsabile dell’ordine pubblico, cioè il questore, detta prescrizioni sullo svolgimento della protesta, per esempio tenendo a distanza da obiettivi sensibili, lo fa non per negare il diritto a manifestare, ma per garantirlo al meglio, e al tempo stesso per non negare diritti egualmente sanciti dalla Costituzione. È ovvio che se, come è di recente accaduto per più di una protesta, gli organizzatori non danno alcuna comunicazione, questo aumenta le vostre difficoltà, qualunque sia l’età di partecipanti». «Non esiste solo il diritto a manifestare, che nessuno mette in discussione: esiste anche il dovere di rispettare delle regole», ha concluso Meloni.

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