Usa 2024, Nikki Haley si ritira dalla corsa dopo il Super Tuesday: sarà corsa a due Biden-Trump
La corsa a Usa 2024 è ormai un affare a due: mancano otto mesi al voto per il rinnovo della Casa Bianca, ma nulla (o quasi) si frappone più a un clamoroso rematch della sfida del 2020 tra Joe Biden e Donald Trump. Il voto del Super Tuesday, l’abbuffata di caucus in cui erano in palio oltre un terzo dei delegati nelle primarie sia Democratiche che Repubblicane, ha infatti confermato il successo senza rivali dei due anziani competitor nei rispettivi partiti. Tanto che all’indomani del verdetto Nikki Haley, l’unica altra credibile candidata alla nomination Repubblicana, ha annunciato il suo ritiro dalla corsa: «Ho lanciato la mia campagna per la presidenza perché amo il mio Paese e una settimana fa mia madre, un’immigrata, ha votato per sua figlia. Ma ora è tempo di lasciare», ha detto l’ex ambasciatrice all’Onu. Che si è però rifiutata di «consegnare» i suoi voti a Trump dandogli il suo endorsement. «Se li dovrà guadagnare», ha commentato gelida, alludendo ai necessari passi che il tycoon dovrebbe compiere per convincere gli elettori conservatori scettici sul suo estremismo e/o isolazionismo. Chi invece non ha perso tempo, in campo Repubblicano, a riallinearsi a Trump è stato il leader dei senatori Mitch McConnell: «A questo punto è chiaro che si è guadagnato il sostengo necessario degli elettori repubblicani, avrà anche il mio». A contendersi i (pochi) voti andati in queste prime settimane di primarie a Nikki Haley saranno Trump e lo stesso Biden, che hanno entrambi subito fatto appelli a quegli elettori delusi.
Il Super Tuesday di Trump
In campo Repubblicano si votava ieri in 15 Stati, inclusi i due più popolosi, California e Texas. Trump ha vinto in 14 di questi, lasciando a Haley appena la vittoria di bandiera del Vermont. 617 delegati a 23, il risultato che si profila in termini di delegati secondo la Cnn, per un totale previsto per Trump di quasi 900 delegati (893) contro i 66 della competitor. Per la certezza matematica della nomination, ne servirebbero 1.215, ma l’esito è stato talmente chiaro da condurre Haley al ritiro. «Lo chiamano Super Tuesday per un motivo, e mi dicono non ce ne sia mai stato uno così», ha detto Trump già nella notte italiana a dati ancora parziali dal suo resort a Mar-a-Lago. Prima di tornare all’attacco del suo avversario nella corsa alla presidenza: «È il peggiore della storia».
E quello di Biden
Esito altrettanto chiaro in campo Democratico. Joe Biden ha vinto le primarie in tutti e 13 gli Stati Usa in cui si votava: Utah, Colorado, Minnesota, Alabama, Texas, Arkansas, Maine, Massachussetts, Tennessee, Oklahoma, North Carolina, Vermont, e Virginia. Unica sconfitta, ancor più marginale, quella accusata nei caucus delle isole Samoa, territorio americano nel Pacifico meridionale, dove l’o sfidante contro il candidato l’imprenditore Jason Palmer si è imposto con il 56% dei voti contro il 44% di Biden. La dimensione dell'”incidente” sta nel numero di elettori coinvolti: 91, 51 dei quali hanno votato per Palmer. Anche Biden non ha perso tempo e ha tradotto il messaggio di fiducia nei suoi confronti in uno di sfida a Donald Trump: «È determinato a distruggere la nostra democrazia, a fare a pezzi le libertà fondamentali come la possibilità per le donne di prendere le proprie decisioni in materia sanitaria, e a approvare un altro round di miliardi di dollari in tagli fiscali per i ricchi – e farà o dirà qualsiasi cosa pur di andare al potere».
La base di Trump
Il Washington Post, analizzando gli exit poll delle primarie in Iowa, New Hampshire e South Carolina dice che la base elettorale di Trump è invecchiata, è diventata più conservatrice e più evangelica. Ma non l’hanno abbandonato né le donne, né gli elettori di provincia. L’età è la variante che salta più all’occhio: gli elettori oltre i 65 anni sono il 36% del suo elettorato, mentre prima erano il 24%. I giovani repubblicani invece si sono allontanati da lui. Gli elettori sotto i 50 anni rappresentavano il 37% della sua base a questo punto della campagna del 2016; ora rappresentano meno del 29%. Anche la sua quota di elettori di mezza età è in calo, passando da quasi il 40% a circa il 35%. Più del 52% dei suoi elettori finora si è definito «molto conservatori», rispetto al 32% circa della prima corsa. La percentuale dei suoi elettori che si definiscono «un po’ conservatori» è scesa dal 46% al 38%. Meno del 10% degli elettori di Trump si è definito «moderato», in calo rispetto a oltre il 20% di prima.