Dossieraggio, Cantone all’Antimafia: «Numeri più alti di quelli emersi, almeno 10mila Sos scaricate» – Video
Il magistrato Raffaele Cantone in audizione presso la Commissione parlamentare Antimafia oggi, 7 marzo, ha dato molti elementi nuovi sull’inchiesta di Perugia dedicata al dossieraggio. Il capo della procura umbra ha esordito con una premessa: «Credo che si debba ripristinare la verità su quanto si è detto in questa fase. Anche per tutelare un’istituzione, come quella della Procura Antimafia, che per quanto mi riguarda è sacra». Imputati e indagati hanno il diritto pieno alla presunzione di innocenza – ha proseguito Cantone -, ma all’Antimafia «parleremo di fatti, storici, incontestati. Il pm non ha il compito di risolvere i problemi, ma di occuparsi dei reati».
Il primo elemento inquietante sottolineato da Cantone è che, nonostante l’indagine, «il mercato delle Sos non si è affatto fermato»: «Durante la prima fuga di notizie, ad un certo punto su un giornale è uscito il riferimento di una Sos che non ha visto Striano ma un suo collega, e che parla di un rapporto tra un imprenditore e il ministro della Difesa». L’altro elemento preoccupante evidenziato è quello numerico perché fin dai primi minuti il procuratore ha detto: «I numeri che spiegherò sono ben più ampi di quelli circolati finora, sono numeri mostruosi e inquietanti».
La storia dell’inchiesta
L’inchiesta prima di Roma e quindi di Perugia è nata da una segnalazione a Roma di Guido Crosetto. «Il 31 ottobre 2022 il ministro della Difesa presenta ai Carabinieri una denuncia circa la fuga di notizie che riguarda il suo patrimonio. Vengono acquisiti i tabulati per verificare chi potesse avere avuto accesso a atti delicatissimi e che non erano affatto accessibili con altri strumenti come sostiene qualcuno. La verifica dice subito che ad aver avuto accesso a quegli atti è stato il luogotenente Pasquale Striano, che a gennaio riceve l’avviso di garanzia e il 1 marzo 2023 viene interrogato dalla procura di Roma. L’accesso fatto da Striano non aveva elementi di anomalia. Abbiamo moltissimi procedimenti di 615ter che accedono agli atti con un accesso abusivo, magari per favorire un amico. A seguito dell’interrogatorio Striano racconta che quello era un modus operandi ordinario e che informava costantemente Laudati. Il 10 marzo, quindi alcuni giorni dopo, viene perquisito Striano e si acquisiscono gli atti relativi. Nella perizia successiva che farà Perugia dopo che il fascicolo è stato trasferito da Roma, ci sono chiari elementi di cancellazione dei dati. Ci sono chat con giornalisti in grande confidenza con lui che non contengono nessun elemento e difficilmente saranno recuperabili».
Tutti i dossier di Striano
Cantone spiega che dal 1 gennaio 2019 al 24 novembre 2022 Striano avrebbe avuto acceso ad «oltre 10mila sos», un numero che si deriva dall’incrocio di diversi dati, anche se quello attualmente verificato è «4.124 Sos»: I file interrogati, dice Cantone, riguardano «1531 persone fisiche e 74 persone giuridiche per le Sos, 1123 persone sulla banca dati Serpico, 1947 per la banca dati Sdi». E ancora, «ha scaricato 33.528 file dalla banca dati della Direzione nazionale antimafia». Questo numero enorme di dati aggiunge il procuratore, fa pensare che ci sia un mandante: «Questa enorme mole di dati che fine ha fatto?». Striano, come ha raccontato anche Open, «interrogava le Sos anche su se stesso o la moglie, forse per capire se era stato sottoposto ad indagini». Ci sono «165 accessi che abbiamo definito “vip”, che sono oggetto del capo di imputazione». La Guardia di finanza ha controllato tutti gli articoli di giornali di cui lui parlava in qualche chat, per verificare se ci fossero interrogazioni specifiche, spiega Cantone: «Abbiamo indagato i giornalisti, con imputazioni provvisorie, solo quando non c’era una notizia di indagine che era stata data alla stampa ma era la stampa ad aver chiesto informazioni su qualcuno e sulla base di questo si faceva l’interrogazione a Sos. Per le mere fughe di notizie per atti riservati abbiamo proceduto in modo separato rispetto agli accessi ad hoc».
Perché potrebbe non essere un “dossieraggio”
Il numero di accessi fatti è eccessivamente elevato, spiega Cantone, ma non è detto che siano stati trovati elementi e anche per questo lui, al momento, non parla di dossieraggio: «Ci sono stati accessi anche che non abbiano portato nulla. Non spetta a me dire cosa è dossieraggio e cosa è informazione, ma Striano ha fatto una ricerca spasmodica di informazioni che spesso si è limitato alla singola interrogazione. Se pensiamo che queste ricerche abbiano portato ad archiviazioni e schedature noi non abbiamo elementi per dirlo. Come ad oggi non abbiamo prove o elementi su attività ulteriori, ad esempio che avesse una vita al di sopra delle proprie possibilità, non abbiamo elementi per le finalità economiche quindi». «Abbiamo fatto controlli solo quando l’input era irregolare», dice il procuratore capo di Perugia: «Striano ha fatto accesso anche per l’indagine sui fondi della Lega, ma l’attività sui fondi della Lega è uno degli oggetti di futuro approfondimento». Il tenente aveva ampia libertà di azione anche perché il suo luogo fisico di lavoro cambiava: era distaccato presso il gruppo Sos della procura nazionale antimafia ma non era sempre presente in sede, alcune volte infatti, pur lavorando solo per il gruppo Sos lavorava dalla sede del Gruppo Valutario della Guardia di finanza: «Striano poteva accedere a banca dati Dna, banca dati Sos e quelle della Guardia di finanza. Era quindi uno degli investigatori con maggior potere di accesso agli archivi», dice Cantone, in più «lavorava in team, era il capo di una squadra». Anche questi elementi fanno pensare che Striano non si sia mosso da solo, tanto più che non può essere escluso che girasse il materiale posseduto all’estero: «Non ho elementi, non ci risulta assolutamente che Striano abbia avuto rapporti con agenti segreti stranieri, ha detto il magistrato»
Le critiche alla politica (e alla procura di Roma)
L’audizione è stata anche occasione per commentare le riforme in preparazione: «Limitare la possibilità di perquisire e acquisire ogni supporto tecnologico sarebbe davvero un fuor d’opera», ha detto il procuratore. Non manca poi un elemento di critica alla procura di Roma, sebbene Cantone parli più volte di “ottimi rapporti”: «Forse il pm che rimandò l’acquisizione di dati, quando Striano portò un documento in cui aveva detto di aver fatto migliaia di accessi abusivi il tema era cambiato. Fare un elezione di domicilio molto prima dell’interrogatorio è stato forse inopportuno, come pure sentire solo il pm Laudati e non il procuratore nazionale antimafia. Probabilmente ipotizzava che fosse un classico accesso abusivo e che si potesse chiudere lì».
L’audizione al Copasir
Dopo l’audizione in Commissione Antimafia, il procuratore si è recato al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, per chiarire «quanto di loro competenza», come ha detto Cantone ai cronisti che lo seguivano. L’incontro è iniziato poco dopo le 14.30 e si è concluso dopo circa due ore. «Abbiamo detto quello che ci è stato chiesto e quello che ritenevamo opportuno. L’audizione è secretata per cui non posso aggiungere nulla», ha detto all’uscita Cantone prima di allontanarsi. Prima di lui era stato ascoltato anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo: entrambi avevano chiesto di essere ascoltati dal Comitato in merito all’inchiesta.
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