Il trasporto su ferro è un flop per l’Italia: agli ultimi posti in Europa per metro, tram e ferrovie – Il report di Legambiente
Tante auto, pochi treni e ancora meno metropolitane. La fotografia scattata dal rapporto Pendolaria di Legambiente restituisce un’immagine impietosa del trasporto pubblico in Italia. In particolare, per quanto riguarda la mobilità sostenibile su ferro, quella che gli esperti suggeriscono di incentivare per ridurre le emissioni del settore dei trasporti. Il report, realizzato nell’ambito della campagna Clean Cities, si concentra su metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane. Tre modalità di trasporto su cui l’Italia non riesce a reggere il confronto con gli altri grandi Paesi europei, come Regno Unito, Germania e Spagna. Non solo: negli ultimi anni il nostro Paese è uno di quelli che ha investito meno per incentivare il trasporto su ferro. Dal 2016 al 2023, stima Legambiente, sono stati realizzati in Italia appena 11 km di tranvie e 14,2 km di metropolitane.
Il confronto con l’Europa
Se si prendono in considerazione tutte le linee metropolitane delle città italiane, il totale si ferma a 256 chilometri. Un numero ben lontano da Regno Unito (680,4 km), Germania (656,5) e Spagna (615,6). La sola città di Madrid – con 291,3 km di metropolitana – fa registrare un dato superiore a quello di tutte le città italiane messe insieme. Nel confronto tra le grandi città europee, Roma è agli ultimi posti della classifica in termini di dotazione di binari della metropolitana: appena 1,43 km ogni 100mila abitanti. Se si prendono in considerazione le tranvie, il risultato non cambia. In Italia il chilometraggio totale è di 397,4 km, contro gli 875 km della Francia e soprattutto i 2.042,9 km della Germania. Infine, le ferrovie suburbane, una delle modalità di trasporto più utilizzate dai pendolari. In Italia l’insieme della rete ferroviaria suburbana conta 740,6 km. Gli altri grandi Paesi europei viaggiano su cifre più che doppie: 1.442,7 km in Spagna, 1.817,3 km nel Regno Unito e 2.041,3 in Germania.
Il primato sul parco auto
Se i dati dell’Italia relativi al trasporto su ferro non reggono il confronto con le altre grandi economie europee, il nostro Paese resta tra i primi del Vecchio Continente per numero di auto private in circolazione. In Italia ci sono 666 automobili ogni mille abitanti, il 30% in più rispetto a Francia, Spagna e Germania. Un numero che, con ogni probabilità, si spiega proprio con la mancanza di investimenti adeguati sul trasporto pubblico e sulla linea ferroviaria. «Le città italiane sono ferme al palo, mentre l’Europa viaggia sempre più velocemente su ferro», commenta Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. «Serve – aggiunge – uno sforzo aggiuntivo sulle risorse economiche fino al 2030, pari a 1,5 miliardi di euro l’anno, per realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane».
Il caso di Roma
Nel report di Legambiente, Roma è una delle città che più sfigura per quanto riguarda lo sviluppo di nuovi progetti di trasporto su ferro. Attualmente, sono nove i cantieri fermi nella Capitale. Uno dei principali è il cosiddetto «Anello ferroviario romano», per cui erano stati stanziati alcuni fondi del Pnrr poi tagliati con la revisione della scorsa estate. C’è poi il «nodo Pigneto», che prevede la realizzazione di una nuova stazione di interscambio tra ferrovie regionali e metro C nel quadrante est della città. Ad oggi sono andati deserti 3 bandi di gara, che hanno fatto accumulare un ritardo di almeno 6 anni. In previsione del Giubileo del 2025, avrebbe dovuto essere realizzata anche una nuova linea tranviaria lungo viale Palmiro Togliatti e la Tva (Termini-Vaticano-Aurelio). Quest’ultima, però, è stata rimandata al 2026, «perché non sarebbe stata inaugurata in tempo per il Giubileo e i cantieri aperti avrebbero peggiorato la viabilità di aree cruciali agli eventi del 2025», spiega Legambiente.
Le conseguenze sulla salute
Al di là dei disagi per i cittadini, le carenze dell’Italia sulle linee ferroviarie hanno conseguenze tangibili anche sull’inquinamento. A calcolarle è la Sima, la Società italiana di medicina ambientale, che ricorda come «il traffico veicolare contribuisce alle emissioni totali di gas serra nella misura del 23% (di cui il 60% circa attribuibile alle sole autovetture), alle emissioni di ossidi di azoto per circa il 50% e alle emissioni di particolato per circa il 13%». I costi sociali di questi livelli di inquinamento sono stimati in 34 miliardi di euro all’anno. «Con un decremento di PM2.5 di 10 microgrammi al metro cubo – spiega il presidente della Sima, Alessandro Miani – ci si aspetterebbe una diminuzione della mortalità generale del 7%, del 26% quella per eventi coronarici, del 10% per malattie cardiovascolari e respiratorie e del 9% per tumori polmonari».
Foto di copertina: ANSA/Claudio Peri | Disagi alla stazione Termini di Roma (30 novembre 2023)
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