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8 marzo, Mattarella: «Troppe e inaccettabili molestie alle donne». Dopo il caso Jorit: «Dittature premiano il servilismo e puniscono gli artisti autentici»

08 Marzo 2024 - 12:54 Redazione
Il presidente della Repubblica durante la cerimonia al Quirinale in occasione della "Giornata internazionale della donna"

«Troppe e inaccettabili le molestie, le pressioni illecite nel mondo del lavoro e le discriminazioni» in Italia. A dirlo è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando al Quirinale in occasione dell’8 marzo. Nel suo discorso, il capo dello Stato ha inoltre ricordato Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre dal suo ex fidanzato, e tutte le vittime di femminicidio. «Come non ricordarle – sottolinea -. Come non ricordare, per tutte, Giulia Cecchettin, la cui tragedia ha coinvolto nell’orrore e nel dolore l’intera Italia? Si è detto tante volte – anche in quei giorni – che occorre una profonda azione culturale per far acquisire a tutti l’autentico senso del rapporto tra donna e uomo: l’arte è un veicolo efficace e trainante di formazione e di trasmissione di valori della vita. Per questo, oggi, rendiamo omaggio ed esprimiamo riconoscenza al protagonismo artistico delle donne», afferma Mattarella.

Le donne e l’arte

Le «donne nell’arte» è il tema scelto per la Giornata internazionale della donna 2024. «Un argomento – precisa il presidente della Repubblica – che vuole sottolineare il contributo femminile nella immaginazione, nella creatività delle arti. Un contributo di grande importanza – e troppo spesso trascurato o, talvolta, addirittura, ignorato – in uno dei settori fondamentali per la vita stessa dell’umanità». Per Mattarella l’arte «non è una fuga dalla realtà, non rappresenta il superfluo», dice. Anzi: chi la valuta in questo modo, per il capo dello Stato, «ha una visione angusta e distorta dell’esistenza e nega alla radice la natura stessa della persona umana, il suo innato e insopprimibile desiderio di ricerca, di ispirazione, di interpretazione della realtà. L’arte – ribadisce – è parte essenziale della storia dell’umanità. Senza di essa il mondo sarebbe grigio e spento».

Il protagonismo artistico delle donne dopo il caso Jorit

Anche nell’arte, ricorda Mattarella, «la storia dell’umanità si è sviluppata, per lungo tempo, in senso di prevalenza maschile: questo ha fatto perdere alla civiltà risorse inestimabili di sensibilità e valore artistico. L’arte proviene direttamente dall’anima umana, è un linguaggio universale capace di comunicare, anche a distanza di secoli, emozioni profonde e pensieri illuminanti». E tra le tante opere, un quadro, una poesia, uno spartito musicale, una canzone, il presidente della Repubblica non lascia indietro la street artist. «La nostra Costituzione afferma con efficace semplicità che “l’arte e la scienza sono libere”. L’arte è libertà. Libertà di creare, libertà di pensare, libertà dai condizionamenti. Risiede in questa attitudine il suo potenziale rivoluzionario – continua -: e non è un caso che i regimi autoritari guardino con sospetto gli artisti e vigilino su di loro con spasmodica attenzione, spiandoli, censurandoli, persino incarcerandoli. Le dittature cercano in tutti i modi di promuovere un’arte e una cultura di Stato, che non sono altro che un’arte e una cultura fittizia, di regime, che premia il servilismo dei cantori ufficiali e punisce e reprime gli artisti autentici», ha detto Mattarella, all’indomani del caso Jorit: lo street artist italiano finito al centro delle polemiche per aver chiesto un selfie al presidente russo, Vladimir Putin, per «dimostrare – a sua detta – la sua umanità». 

Meloni: «L’arte è libera non ho mai condiviso la censura della sinistra»

Anche Giorgia Meloni è «d’accordo» con le parole del presidente della Repubblica in merito al fatto che l’arte debba essere sempre libera. La premier ha infatti replicato a chi le chiedeva se condividesse le parole di Mattarella: «Certo», precisa Meloni, prima di attaccare la sinistra: «Non ho mai condiviso una certa censura che ad esempio la sinistra italiana ha lungamente fatto di tutti quelli che non erano d’accordo con loro».

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