La lista europeista “moderata” è già finita. Bonino suona il gong dopo i paletti messi da Calenda. E stasera Renzi apre la Leopolda
Prima che la Leopolda – con i suoi annessi di copertura mediatica – apra stasera a Firenze, Emma Bonino e Riccardo Magi hanno fischiato la fine delle trattative per la costruzione della lista unitaria per «gli Stati uniti d’Europa» che avrebbe dovuto unire +Europa, Psi, Azione e Italia Viva, oltre a soggetti più piccoli e associazioni. In sintesi, non ci sono le condizioni: «Ringraziamo coloro che hanno dato la disponibilità a partecipare al progetto» di una lista di scopo «senza porre condizioni e convocheremo nei prossimi giorni un tavolo di confronto per verificare definitivamente se sia possibile riprendere il lavoro a condizione che vi siano almeno tutti i soggetti dell’area liberaldemocratica Alde-Pde-Renew», ovvero +Europa, Azione, Italia Viva e Psi. E proprio qui sta il punto: Carlo Calenda ha ripetuto in pubblico e in privato che dove c’è Renzi lui non sta. Bonino però ha risposto che lei non si fa mettere diktat da nessuno.
Il veto
E infatti il comunicato recita: «Se dovessero invece confermarsi preclusioni o veti per noi politicamente incomprensibili e che ci rendono impraticabile la via di unirci agli uni “contro” gli altri, ci organizzeremo autonomamente confermando comunque il nostro obiettivo di queste elezioni europee, gli Stati Uniti d’Europa». Dunque, si va avanti ma senza lista anche perché la strada alternativa, di accordarsi con il solo Renzi avrebbe avuto i suoi elementi di pericolosità: l’ex premier avrebbe avuto un protagonismo forte, persino troppo. Molto probabilmente a questo punto Bonino e Magi accetteranno di indicare qualche candidato nella lista del Pd, come proposto da Elly Schlein, mentre Calenda e Renzi correranno separati col rischio che lo sbarramento del 4% tenga Azione e Italia Viva lontane da Strasburgo.
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