L’indagine sulla rete di pedofili nelle scuole dell’hinterland romano
Una rete di pedofili annidata intorno alle scuole dell’hinterland romano. E tre inchieste tra Roma, Tivoli e Latina per individuarli. Dalle parrocchie alle comunità giovanili fino alle case famiglia, ha usato di tutto per il suo territorio di caccia. Godendo di protezioni ad alti livelli. Ma adesso i pubblici ministeri vogliono unire i puntini. Che vanno dalle inchieste su Mirko Campoli, condannato a nove anni di reclusione per abusi su due ragazzini, fino all’arcidiacono Alessandro Frateschi, per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio. Al vaglio degli inquirenti ci sono foto, video e chat. E nell’inchiesta spuntano anche preti e personaggi in vista, tra cui politici.
Alessandro Frateschi
L’inizio della storica, spiega oggi l’edizione romana di Repubblica, coincide con l’indagine su Alessandro Frateschi. A casa del prof sono stati sequestrati due cellulari, computer e tablet oltre a due pennette Usb. «Si comportava con me come un ragazzo che cerca di approcciare con una ragazza, cercandomi e cercando di attendere il momento in cui stavo da solo, lontano dai miei amici», dice una delle vittime. E un altro: «Guardate, mi ha mandato una sua foto. È disteso sul letto, in mutande, a gambe divaricate…». E poi le chat: «Non ti mando le foto di come sto ora solo per decenza. Pure tu nudo sul letto?». Frateschi, condannato per bancarotta fraudolenta in un’altra vicenda, aveva tentato la via del sacerdozio. Poi era diventato diacono da sposato e con figli.
Mirko Campoli
Ma l’elemento per costituire la rete è Mirko Campoli. Che oltre alla condanna recente deve anche affrontare un’altra indagine che coinvolge due bambini di 2 e 12 anni. Intanto però durante le indagini sui due casi arrivavano promesse e minacce ai possibili testimoni. Tra cui anche familiari delle vittime. Tanto che su Frateschi la procura a un certo punto sbotta: «L’indagato si è già dimostrato in grado di ostacolare l’acquisizione dei necessari elementi di riscontro probatorio, contattando testi per indurli a rendere dichiarazioni mendaci o reticenti». Mentre la moglie dell’indagato avrebbe minacciato il suicidio e l’omicidio dei figli piccoli di un familiare per indurlo a non sporgere denuncia. E qui tocca al procuratore di Tivoli Francesco Menditto dire la sua: «Il clima di omertà ambientale è molto simile a quello mafioso. I genitori non vogliono accettare la violenza che può avere patito il loro figlio e spesso si rivolgono all’autorità religiosa che tende a tenere la vicenda al suo interno».
La connessione
C’è una connessione tra Campoli e Frateschi? Di certo c’è una foto dell’uno trovata nel cellulare dell’altro. E altre tracce che confermerebbero l’ipotesi. Frateschi aveva l’abitudine di camuffare il volto nei video che girava. Perché? Aveva paura di essere riconosciuto? Gli inquirenti intanto cercano di fare luce sulle loro coperture. La parrocchia di un sacerdote del Pontino è stata perquisita. Ma tra i contatti di Frateschi ci sarebbero diversi personaggi romani. E negli scambi con loro si parla anche di abusi sui minori. In famiglia. Per questo il sospetto di una rete di pedofilia ancora pienamente attiva nonostante le condanne e le indagini si fa sempre più vivo.