Vongole avariate al matrimonio, lo chef Sacco cambia menu: «Siamo noi i danneggiati: ora nessuno servirà più pesce crudo»
Ha dovuto cambiare i menu nei suoi tre ristoranti lo chef stellato Marco Sacco, dopo la condanna in primo grado per lesioni colpose e somministrazione di sostanza alimentari nocive. Di certo ha incassato una lezione, con un po’ di amarezza, dopo quel che è successo tre anni fa al «Piccolo lago», il suo locale a Verbania, quando sono rimasti intossicati gli invitati a un banchetto nuziale per un risotto con vongole crude. «La vera domanda è: possiamo noi cuochi fare piatti con prodotti crudi? – si chiede lo chef intervistato dal Corriere di Torino – Parrebbe proprio di no. E infatti, da quando è successo quel triste episodio, nei miei ristoranti non servo più pesce crudo e molluschi». Dopo quella condanna che ha coinvolto anche sua moglie Rafaella Marchetti, lo chef Sacco garantisce che ricorrerà in appello, perché «ne sono certo, non siamo noi i colpevoli: piuttosto siamo tra i danneggiati e non parlo solo di me e di mia moglie, ma di tutta la categoria dei cuochi».
Dopo la sentenza, l’avvocato che assiste Sacco, Marco Ferrero, aveva sottolineato come sia il produttore che l’importatore dei prodotti contestati non è stato neanche coinvolto nell’inchiesta. Sacco ribadisce di aver fatto tutto nel rispetto delle regole: «Quel giorno, come sempre, abbiamo fatto tutto rispettando le procedure: sulla confezione delle vongole, infatti, non era indicata la necessità di cottura del prodotto sul quale, peraltro, non abbiamo eseguito neppure alcuna lavorazione. Quindi le responsabilità vanno cercate altrove, alla fonte direi. Altrimenti più nessun locale servirà ostriche o altro pesce crudo, proprio come abbiamo deciso di fare noi, dopo questa tremenda esperienza».
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