Lo psicologo e le giovani su Onlyfans: «I ragazzi vogliono essere influencer per colpa degli adulti»
Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, ha in cura ragazzi e ragazze dipendenti da Instagram e Onlyfans. E in un’intervista a Repubblica dice oggi che «censurare o cancellare i loro video serve a poco, lo sappiamo, serve a placare la nostra ansia di adulti, correi però dello stesso sistema che ha creato questi modelli». Lancini spiega cosa succede nella mente di un adolescente che vede influencer spendere 30 mila euro in un giorno dopo averne guadagnati evidentemente di più: «Quel messaggio, corpo, popolarità, denaro e successo, un mix così semplice da sembrare banale, diventi la sua ambizione di follower, il suo sogno di ragazzina. Ma non è qualcosa che nasce dal nulla, non è “colpa” dell’adolescente, è il frutto di un sistema culturale globale».
Il sistema culturale globale
Lancini spiega che a fronte di adolescenti con dipendenza social i genitori «dovrebbero essere loro per primi a uscire da gruppi e chat Whatsapp, dovrebbero smettere di fotografare la vita dei propri figli e raccontarla su Facebook o Instagram, creando di fatto una realtà virtuale della famiglia. I ragazzi non vengono sorpresi da internet ma cercano lì quello di cui hanno, nel bene e nel male». E fa l’esempio dell’anoressia: «Ogni volta che c’è un caso grave riparte l’allarme sui siti Pro-Ana. Giusto chiuderli, ma bisogna essere chiari: è la ragazza che soffre di anoressia che andrà a cercare quel sito, non lo incontrerà per caso. Così i siti che istigano al suicidio. Possiamo chiudere tutto, ma se non intercettiamo le loro sofferenze, i loro miti affettivi, continueranno a navigare tra siti e social per trovare risposte».
Onlyfans e Chiara Ferragni
Poi lo psicoterapeuta accusa: «Come possiamo meravigliarci dei milioni di follower di una tiktoker che utilizza il proprio corpo per fare audience, o per giocare con il feticismo adulto su Onlyfans, se poi lo scorso anno la regina di Sanremo è stata Chiara Ferragni? Quando il gruppetto degli youtuber romani sfrecciava seminando il panico a velocità folle e macinava follower sui social, sui loro profili arrivavano sponsorizzazioni di marchi famosi. Poi un bambino di cinque anni ha perso la vita e qualcuno forse si sarà fatto qualche domanda. Gli adulti hanno enormi responsabilità». Perché è vero che questi fenomeni nascono in casa, «ma vengono com’è noto immediatamente inglobati anche cinicamente, dal sistema adulto. In questo senso nessuno è innocente. Più semplicemente cerco di spiegare che non si può chiedere a un figlio di spegnere il cellulare se poi il genitore è attaccato tutto il giorno al suo smartphone».
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