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Taglio dei consumi, niente bonus caldaia e obbligo di pannelli solari per gli edifici pubblici: cosa prevede la direttiva Ue sulle case green

Il provvedimento è stato approvato ieri in via definitiva dal Parlamento europeo. Ecco i punti più salienti

A meno di tre mesi dalle elezioni Europee di giugno, da Strasburgo arriva il via libera a uno dei pilastri più contestati del Green Deal. Ieri, martedì 12 marzo, l’eurocamera ha approvato in via definitiva la direttiva sulle performance energetiche degli edifici (Epbd), ribattezzata in Italia «direttiva case green». Il provvedimento è passato a larga maggioranza: 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. Tra chi ha cercato di bocciare la nuova direttiva ci sono anche i tre principali partiti della maggioranza di governo in Italia – Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia – che parlano di ennesima «eco-follia volute dai burocrati di Bruxelles». Nei fatti, la nuova direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici rappresenta una delle strade attraverso cui l’Unione europea mira a ridurre le proprie emissioni fino a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Ad oggi, infatti, gli edifici sono responsabili del 36% delle emissioni di gas serra di tutta l’Ue.

Consumi energetici e ristrutturazioni

Una delle principali novità del testo finale della direttiva, che contiene obiettivi meno ambiziosi rispetto alla proposta originale della Commissione europea, riguarda la riduzione dei consumi energetici. Per i residenziali, l’obiettivo è di arrivare a un taglio di almeno il 16% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 2020) e del 20-22% entro il 2035. Per centrare questi obiettivi, gli interventi che si possono mettere in atto sono diversi: cappotto termico, sostituzione degli infissi, installazione di nuove caldaie e, soprattutto, lavori di ristrutturazione. L’Ue chiede infatti ai Paesi membri di ristrutturare – entro il 2030 – il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche. Una percentuale che entro il 2033 dovrà salire al 26%. Per conteggiare i progressi su questo fronte, saranno conteggiate anche le ristrutturazioni attuate a partire dal 2020. Una buona notizia per l’Italia, che può far valere i migliaia di cantieri avviati negli anni del Superbonus 110%.

Niente bonus caldaia

Lo stop definitivo alla produzione e alla vendita delle caldaie alimentate a combustibili fossili scatterà nel 2040. Già a partire dal prossimo anno, però, le caldaie che funzionano solo a metano non potranno più essere incentivate. Stati membri ed enti locali potranno prevedere bonus e agevolazioni per spingere i consumatori a optare per sistemi di riscaldamento che usano una quantità di energia rinnovabile, per esempio pompe di calore o solare termico.

Nuovi edifici e obbligo di pannelli solari

Da un lato l’efficientamento degli edifici più energivori, dall’altro la costruzione di nuovi edifici sempre più performanti. A partire dal 2030, tutti i nuovi edifici residenziali costruiti nei Paesi Ue dovranno essere a emissioni zero. Per gli edifici della pubblica amministrazione, l’obbligo scatta nel 2028. La nuova direttiva europea prevede inoltre l’obbligo di installare pannelli solari su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali. Si partirà a fine 2026 con gli edifici più grandi, ovvero quelli che hanno a disposizione una superficie coperta utile superiore a 250 metri quadrati. Entro il 2030, l’obbligo sarà esteso a tutti gli edifici pubblici e non residenziali.

Il rebus finanziamenti

Il punto dolente della direttiva è rappresentato dalla copertura economica. Il provvedimento approvato ieri a Strasburgo non prevede infatti uno stanziamento specifico da mettere a disposizione degli stati membri. Ciarán Cuffe, eurodeputato dei Verdi e relatore della direttiva, precisa però che esistono altri strumenti a disposizione dei governi per finanziare gli interventi di ristrutturazione richiesti: «Ci sono i fondi di coesione, quelli del Social Climate Fund e i fondi del Pnrr. Nel mio Paese (l’Irlanda – ndr) una parte importante di queste risorse è stata usata proprio per la ristrutturazione degli edifici», spiega Cuffe in un’intervista a Repubblica.

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