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Francia, la scuola d’élite Sciences Po nel caos: attivisti filo-palestinesi bloccano una studentessa ebrea. E il direttore si dimette – I video

14 Marzo 2024 - 18:36 Simone Disegni
Giorni infuocati per l'ateneo dove hanno studiato anche Macron e Attal: l'occupazione filo-Gaza segnata da scontri e intolleranza. E Vicherat lascia per presunte violenze coniugali

Sciences Po, l’ateneo che prepara le future élites di Francia – o dovrebbe farlo – è di nuovo nell’occhio del ciclone. La prestigiosa scuola dove ha studiato buona parte della nomenclatura che guida il Paese, compresi il presidente Emmanuel Macron e il neo-premier Gabriel Attal, da 36 ore è rimasta senza vertici. Il direttore Mathias Vicherat, in carica da nemmeno due anni e mezzo, ha dato le dimissioni ieri mattina. Ragioni personali: il manager 45enne, compagno di banco di Macron ai tempi dell’Ena, ha avuto negli scorsi mesi liti tempestose con la compagna, sfociate anche in presunte violenze (reciproche), ed è stato per questo rinviato a giudizio. Guai privati e giudiziari incompatibili con la funzione. L’ateneo controllato dal governo di Parigi non ha potuto che prenderne atto, e annunciare una prossima procedura di selezione del suo successore. Ma il vuoto di potere non poteva arrivare in un momento peggiore. Perché proprio questa settimana è dentro e davanti le aule di rue St. Guillaume che è scoppiato il caos, ma tra gli studenti e per una questione che più pubblica invece non si può: la guerra tra Israele e Hamas e gli odi contrapposti che si porta dietro, di continente in continente.

Sequestro d’ateneo

Martedì 12 marzo, l’altro ieri, un nutrito gruppi di studenti filo-palestinesi ha occupato l’atrio d’ingresso dell’ateneo e l’anfiteatro principale, dedicato al fondatore Emile Boutmy. Kefiah appese alle porte d’ingresso, bandiere della Palestina all’interno e fuori, volantini e un grande cartello GAZA a ribattezzare per la giornata il nome dell’anfiteatro stesso. «Le autorità accademiche non hanno mosso un dito per mostrare solidarietà alla Palestina, quindi ora lo facciamo noi», hanno spiegato gli studenti-attivisti ai media francesi. Che il “sequestro” della zona più prestigiosa di Sciences Po l’hanno preso davvero sul serio, tanto da negare l’accesso a una studentessa ebrea che protestava contro l’iniziativa: «Non fatela entrare, è una sionista!», avrebbero intimato. Immediata la reazione dell’Uejf, l’unione degli studenti ebrei francesi, che ha parlato di una «linea rossa superata» e chiesto «sanzioni esemplari» contro gli studenti resisi protagonisti del respingimento della compagna. «Non è stata bloccata perché ebrea, ma perché è nota per essere piuttosto virulenta e per filmare gli studenti filopalestinesi e poi postare sui social», ha provato a giustificare l’accaduto a Le Figaro una studentessa vicina alla mobilitazione. Ma il vento aggressivo contro gli studenti ebrei che da mesi spira nei campus americani sembra aver travalicato l’oceano. Tant’è che poco più tardi quel giorno altri attivisti dell’Uejf si sono presentati davanti all’ateneo dove manifestavano gli studenti filo-palestinesi, tentando di contrastare i loro cori – compreso il “famigerato” From the river to the sea, Palestine will be free – con altri come «Due popoli due Stati» e «Hamas assassini». Accolti anche loro con fischi e parole grosse, la loro voce è stat coperta da urla e cori pro-Palestina.

Le reazioni politiche

Quanto accaduto martedì «è intollerabile e scioccante: i nostri istituti sono luoghi di studio e di dibattito, e la legge deve essere strettamente rispettata», ha detto – ha dichiarato la ministra dell’Istruzione Sylvie Retailleau, accorsa l’indomani in rue St. Guillaume. Proprio nelle ore in cui le scoppiava in mano però l’altra grana, quella delle dimissioni di Vicherat, che aveva già sostituito nel novembre 2021 un altro direttore saltato per una brutta vicenda di presunti abusi (altrui). La visita della ministra e l’ira di Attal e Macron hanno avuto però se non altro il risultato di far prendere una posizione più chiara all’ateneo rispetto a quella balbettata nelle prime ore dopo l’accaduto: la direzione, pur rimasta senza testa, ha infine condannato chiaramente l’azione del gruppo pro-Palestina e ha denunciato i fatti «antisemiti» alla procura di Parigi. Nel vuoto di potere “formale”, s’è alzata infine oggi la voce di Pascal Perrineau, presidente dell’associazione Alumni di Sciences Po, che ha dato voce alle inquietudini di molti ex allievi della scuola: una «manifestazioni selvaggia», quella di martedì, che è stata l’occasione di «scivolate antisemite» inaccettabili, ha scandito il politologo. Ma il clima politico e studentesco resta infiammato, a pochi mesi da un voto per le Europee delicatissimo in cui le frange estreme dell’arco politico potrebbero intercettare molti dei disagi incrociati.

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