La versione della A.S. Roma sulla dipendente licenziata per un video rubato e la denuncia penale in arrivo
La versione (ufficiosa) della A.S. Roma sulla dipendente licenziata dopo che un calciatore della primavera ha fatto circolare un suo video a luci rosse si basa su tre punti. Il primo è che il partner protagonista con la 30enne è un altro dipendente giallorosso (anche lui nel frattempo licenziato). Il quale sarebbe, oltre che il partner, anche il diretto superiore della ragazza. La seconda è che il rapporto si è consumato all’interno del centro sportivo Fulvio Bernardini a Trigoria. E queste due circostanze sarebbero contrarie alla policy aziendale. Infine c’è il terzo punto: nel filmato sono presenti conversazioni che violerebbero l’etica professionale degli assunti. Perché si esprimerebbero giudizi su altri lavoratori della società dei Friedkin. Il baby giallorosso che ha fatto circolare il video invece non ha ricevuto sanzioni.
Il silenzio della società
Si tratta di un ragazzo straniero che da tre anni milita nelle giovanili giallorosse. È stato convocato tre volte in prima squadra, senza aver ancora esordito in Serie A. Il licenziamento risale al 9 novembre 2023. La lettera è firmata dall’avvocato Lorenzo Vitali e dalla business partner delle risorse umane Arianna Sorrentino. Intanto il legale Francesco Bronzini ha smentito la circostanza dei discorsi su colleghi di lavoro alla fine del video a luci rosse. La dipendente aveva detto ai dirigenti della società di non voler «essere trattata da criminale». E su Facebook nel giorno del licenziamento aveva scritto: «Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani pensando di aver già vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani. Ciao cani. A presto». Ora, scrive Repubblica, la donna sarebbe pronta a denunciare tutto. Anche dal punto di vista penale. A partire dal calciatore.
La confessione del baby calciatore
Il Fatto Quotidiano intanto fa sapere che il baby calciatore ha confessato di aver rubato il video a Vito Scala, grande amico ed ex preparatore di Francesco Totti oltre che dirigente della società. La confessione risale al 4 ottobre 2023. All’epoca il filmato era già in circolazione. Il giocatore in lacrime ha detto di aver ricevuto in prestito il telefonino della ragazza (per chiamare il suo procuratore). E che si è messo a cercarlo, forse perché sapeva che era presente. Poi lo ha inoltrato prima a sé stesso, poi successivamente ai compagni. Il licenziamento è arrivato senza aver fatto sapere nulla a Scala, che sembra nel frattempo caduto in disgrazia con la società. Che ha avviato una campagna di licenziamenti e attualmente ha contenziosi con il personale per 15 milioni di euro.
Violazioni dell’etica professionale
C’è da segnalare che nella lettera inviata alla dipendente non sono contestate le violazioni dell’etica professionale a cui fa riferimento la replica ufficiosa della società. E questo potrebbe essere importante nell’ottica di un contenzioso davanti al giudice del lavoro. Anche se pare vero che i due abbiano accennato a qualche questione lavorativa nel filmato. L’avvocato Bronzini sta comunque cercando un accordo per evitare il tribunale. La sottrazione e la condivisione del video costituiscono reati perseguibili a querela con pene fino a 6 anni e multe da 5 mila a 15 mila euro in base all’articolo 612 ter del Codice Penale sulla diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. La stessa pena si applica a chi li inoltra successivamente. Per questo un’eventuale indagine porterebbe probabilmente a un sequestro-monstre di telefonini a Trigoria.
Iniziative disciplinari
Va segnalato che la società non ha fornito spiegazioni nemmeno su eventuali iniziative disciplinari nei confronti del calciatore. Il quale avrebbe ammesso di aver diffuso il video, e quindi un reato ai danni di dipendenti che l’azienda aveva l’obbligo di tutelare. In questi mesi l’avvocato della vittima e la società giallorossa hanno cercato un accordo per il reintegro della 30enne, senza trovarlo. Per questo ormai la via giudiziaria sembra l’unica strada possibile.
Foto copertina da: La Ragione
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