As Roma, licenziata per il video intimo. La società: «Nessuna discriminazione». Cgil: «Cacciata per tutelare il calciatore esordiente»
Tira dritto e si difende l’As Roma sul caso della dipendente licenziata dopo che un calciatore ha fatto circolare (senza consenso) un suo video intimo, su cui indaga la procura della Federcalcio. La società contrattacca e parla di «inesistente discriminazione sessuale e disparità di trattamento» perché, dichiara in una nota, «il licenziamento è la conseguenza di una circostanza che, oltre ad essere contraria al Codice Etico della Società, e ad aver riguardato indistintamente entrambe le persone che hanno registrato il video, ha oggettivamente determinato l’impossibilità di proseguire il rapporto lavorativo con il Club, anche alla luce delle mansioni svolte da entrambi che richiedevano un coordinamento diretto con i minorenni». La loro versione su quanto riportato finora è che «i fatti sarebbero stati strumentalizzati ad arte per presumere un’inesistente discriminazione sessuale e disparità di trattamento». E, prima di annunciare che proseguiranno a tutelarsi in ogni sede competente, aggiungono: «Peraltro, nel video emergeva la sussistenza di una trattativa privata riguardante corsie preferenziali lavorative». Quanto al furto del video, però, la società non dice nulla. Di tutt’altra linea, invece, i sindacati che ora rompono il silenzio e rivelano di aver seguito da subito il caso, accanto ai due dipendenti licenziati.
La Cgil: «Hanno preferito tutelare il calciatore esordiente»
La Filcams Cgil Roma fa sapere di aver seguito la questione sotto il profilo il legale, mantenendo il massimo riserbo nella convinzione che l’As Roma avrebbe fatto un passo indietro. Ma così non è stato poiché la società, stando alla loro ricostruzione, «ha preferito tutelare un ipotetico investimento milionario sul calciatore coinvolto in questa storia, piuttosto che prendere le parti dei propri dipendenti, i quali non solo non hanno commesso alcun illecito ma avrebbero avuto tutto il diritto di essere tutelati dall’As Roma». In una nota ripercorrono quanto accaduto dall’inizio.
Cos’è successo
«È novembre 2023 quando l’Hr e il legale dell’As Roma convocano nei loro uffici due loro dipendenti per comunicargli il licenziamento immediato per “incompatibilità ambientale”. La storia parte nel settembre dello stesso anno, quando i due dipendenti convocati da due vertici dell’As Roma, scoprono di essere stati oggetto, più di un anno prima, di una gravissima violazione della privacy, attraverso una squallida e ampia diffusione avvenuta di chat in chat, di un sex tape amatoriale privato da parte di un giovane calciatore, che ha sottratto il video dallo smartphone dell’ormai ex dipendente», spiega la Cgil romana. Il sindacato riferisce che i due dipendenti, che nella vita sono una coppia stabile, solo dopo la convocazione hanno scoperto «le vessazioni e le battute a sfondo sessuale subite nei mesi precedenti da parte di tanti calciatori e addetti dell’As Roma». Quel giorno, però, è stato convocato anche il calciatore responsabile che, davanti ai dirigenti, ha confessato di aver rubato il video dal cellulare della dipendente.
«Non può succedere in un paese civile. Li tuteliamo noi»
«I due dipendenti, contestualmente al licenziamento ricevuto, si rivolgono in immediatamente alla Filcams CGIL Roma Lazio, che prontamente fornisce loro supporto emotivo e sindacale, impugnando il licenziamento e avviando tutte le pratiche necessarie per la loro tutela», prosegue il sindacato precisando di aver mantenuto il massimo riserbo nella certezza che la società ritirasse i licenziamenti. Così non è stato. «Quanto avvenuto – commentano – non può e non deve accadere in un paese civile e, seppur certi dell’esito legale positivo a favore dei lavoratori per la vertenza in corso, chiediamo alle Istituzioni e alla politica di agire, da un lato, nei confronti dell’As Roma, perché non si attenda l’esito di un processo per fare il necessario passo indietro rispetto a licenziamenti evidentemente ingiusti ed illegittimi. Tuteleremo – chiosano – la lavoratrice e il lavoratore in tutte le sedi competenti».
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