L’esperimento di geoingegneria per salvare il ghiaccio artico: «Lo creiamo con l’acqua di mare»
Un profondo foro nella calotta glaciale artica. Al suo interno un tubo, collegato a un’idrovora che prende l’acqua marina e la spara sul ghiaccio. Un’idea tanto semplice quanto ambiziosa quella di alcuni scienziati del Climate Repair Centre dell’Università di Cambridge: ispessire il ghiaccio in modo da rallentarne la fusione. Nello specifico, come spiega il Shaun Fitzgerald, direttore del centro citato dalla Bbc, «l’obiettivo finale dell’esperimento artico è quello di ispessire abbastanza ghiaccio marino da rallentare o addirittura invertire lo scioglimento già osservato». Uno degli scienziati della squadra ha definito l’idea «piuttosto matta». Infatti, «in realtà non ne sappiamo abbastanza per determinare se questa sia una buona o una cattiva idea».
Il ghiaccio salato
L’esperimento si svolge a Cambridge Bay, piccolo villaggio del Nord canadese, quasi omonimo della città universitaria inglese da cui sono partiti i ricercatori. Lì le temperature non sono clementi nemmeno in questo periodo dell’anno. Nei giorni dell’esperimento di marzo 2024 si registrano massime intorno ai 20 gradi sottozero e minime intorno ai 40 sottozero. Con questi valori, anche la salata acqua di mare congela abbastanza velocemente. Per questo gli scienziati ne stanno spargendo mille litri al minuto sulla calotta glaciale, nella speranza che l’ispessimento possa aiutare il ghiaccio a sopravvivere durante la stagione calda. Effettivamente, nella piccola area dedicata allo studio, il ghiaccio si è alzato di diverse decine di centimetri. Ma c’è il rischio che del ghiaccio più salato, rispetto a quello che si forma con le nevicate, possa fondersi più velocemente durante l’estate.
Lo scetticismo dei colleghi
I ricercatori sono consapevoli dello scetticismo di molti colleghi riguardo al progetto secondo cui se messo in atto su vasta scala, l’esperimento potrebbe cambiare la composizione salina del Mare Artico con effetti imprevisti. «Non siamo qui a promuoverlo come la soluzione al cambiamento climatico nell’Artico», sottolinea Fitzgerald. «Stiamo dicendo che potrebbe essere parte di essa, ma dobbiamo andare e scoprire molto di più prima che la società possa decidere se è una cosa sensata o meno». Chiaramente, a poco servirà questo esperimento di geoingegneria se non verrà coadiuvato da una riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Infatti, stando al trend attuale è probabile che il Mar Glaciale Artico sarà privo di ghiaccio entro la fine dell’estate almeno una volta entro il 2050, e forse anche prima.
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