Stefano Bettarini e l’investigatore privato per Simona Ventura: «Così ho scoperto il suo tradimento»
Stefano Bettarini, ex calciatore con 150 presenze in Serie A, si racconta oggi in un’intervista al Corriere della Sera. Dove parla della sua carriera e della sua vita mondana. Ma anche della sua convocazione in Nazionale, l’unica: «Trapattoni mi convocò nel 2004. L’avevo avuto alla Fiorentina, che però nel mio ruolo aveva preso Heinrich dal Dortmund per 15 miliardi di lire. Dovevo essere la sua alternativa, ma volevo giocare: “Mister, bisogna che vada via”. “Ma no, dove vai”, mi rispondeva. Intanto da Bologna mi chiamava Mazzone, che avevo conosciuto a Cagliari. “A’ Bettarì, ma cosa stai a fa’ lì, il Trap nun ti fa giocare. Vieni co’ me”. A gennaio lo raggiunsi. Quando ritrovammo la Fiorentina, vincemmo 3-0. Segnai da 35 metri. In sala stampa incontrai il Trap, pensavo fosse furioso. Mi sorrise, era più felice di me».
Carriera e spettacolo
Bettarini dice di aver giocato «17 anni, altrettanti li ho passati nel mondo dello spettacolo. Difficile che le persone mi dimentichino. Può non riconoscermi un bambino di 13 anni, ma in quei casi interviene subito il padre. “Lo sai chi è lui?”. Vivrei bene anche se le persone non mi fermassero per strada, ma questo purtroppo non avviene». Dice che l’ultima sua squalifica al Grande Fratello vip per una bestemmia è frutto di un complotto: «”Porca madosca” è una bestemmia? Semmai è un modo per evitarla, sono anche credente. La verità è che mi avrebbero cacciato per un qualsiasi altro motivo. Dovevano trovare un pretesto e hanno trovato quello più triste. Per ciò che ho sempre dato a Mediaset, mi sarei immaginato un trattamento diverso. Sono stato bandito dalla rete, nessuno mi ha dato la possibilità di spiegare la mia versione. Ma si sa, nella tv come nel calcio non c’è riconoscenza».
Le donne nella casa
Perché «dentro la casa c’erano delle donne con cui avevo avuto una storia, temevano che potessi svelare qualcosa. Si sono lamentate con i loro agenti, che hanno fatto pressione sugli autori. Mi hanno puntato la telecamera addosso 24 ore su 24, prima o poi la cavolata me l’avrebbero fatta pagare. Fra i potenti vincono i potenti, non Stefano Bettarini. Ma io sono diverso da chi subisce un’ingiustizia e sta zitto per convenienza: se ledi la mia immagine, te la faccio sudare. Ho fatto rinviare a giudizio Signorini per diffamazione insieme a Patrizia Groppelli a causa di un articolo pubblicato su Chi in cui venivo definito un uomo da tenere lontano, tutto muscoli e poca sostanza. Ad aprile ci sarà la prima udienza».
Simona Ventura e l’investigatore
Infine racconta come ha conosciuto Simona Ventura: «Ero in vacanza in Sardegna. Scendo dalla moto d’acqua, mi tolgo il giubbotto di salvataggio. Lei si gira verso Domenico Zambelli, il suo assistente. “Ah, però!”, esclama. La sera mi invita a cena a un evento, con me anche i 12 amici con cui ero partito. La madre non la prende bene. “Perché hai chiamato tutte queste persone?”. Poi mi vede e si gira verso la figlia. “Ok, ora ho capito”». E la separazione: «Mi hanno fatto passare come un donnaiolo perché era la soluzione più comoda, ero io quello mediaticamente più debole. Poi è venuto fuori che in realtà la separazione è avvenuta in seguito a un suo tradimento. Ingaggiai un investigatore privato, tenni la cosa nascosta per un po’ ma poi sbottai. Se avessi aspettato, avrei scoperto molto altro. La chiamai, dopo due secondi avevo il suo avvocato in casa».
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