Umberto Tozzi, l’ultimo tour e il tumore: «Ho avuto paura di non poter più cantare»
Anche il cantante Umberto Tozzi annuncia The Final tour. Ovvero l’ultima serie di concerti per salutare il suo pubblico in Europa, Nord America e Australia. «Ho paura di piangere. Questo dono che ho ricevuto, e per il quale mi sento un privilegiato, è qualcosa di troppo speciale. Sarà più facile farmi scappare una lacrima che tirare un respiro di sollievo. Però c’è tempo prima di immaginare che finisca, per ora sento tanta energia», dice oggi al Corriere della Sera. «È da molto tempo che penso a questo», sostiene. Perché durante la pandemia si è ammalato di tumore. Ora è guarito: «Senza stare a mostrare la cartella clinica, sono stati due anni difficili in cui ho avuto paura. Durante questo periodo, il timore più grande è stato quello di non poter risalire sul palco. Sono contento di esserci riuscito».
La malattia
La malattia, dice, gli ha fatto guardare diversamente la vita: «Ad essere sincero non ho fatto esami di coscienza, ma mi sono riscoperto migliore. Nasco come timido o, come dicevo una volta, “vaffanculista”, uno che spesso diceva “no”. Anche adesso ne dico di “no”, ma col sorriso». Il tour partirà il 7 maggio da Malta e fra le date che spiccano ci sono le Terme di Caracalla a Roma (20 giugno) e piazza San Marco a Venezia (7 luglio). «Realizzerò più di un sogno. Anzitutto quello di fare un concerto con una big orchestra: con me sul palco avrò anche archi e fiati perché credo che possano esaltare quel lato sinfonico che sento nella mia musica. E poi il fatto che dopo otto-nove anni dall’ultimo disco, in autunno uscirà una produzione di canzoni inedite».
Le sue canzoni
Tozzi dice di non aver mai odiato le sue canzoni. Nemmeno quelle come Gloria: «Piuttosto che cambiare gli accordi per modernizzare il repertorio ho sempre cercato di ricreare le atmosfere del master originale. Da fan di altri non mi piace sentire le canzoni modificate: non vorrei mai sentire Paul McCartney che canta “Yesterday” al piano, quella si fa con la chitarra». Non rimpiange nulla della carriera «nemmeno i treni persi perché poi i premi sono arrivati» e «nemmeno quello che avrei voluto accadesse e non è accaduto». Voleva fare il calciatore: «Fosse andata bene, a quest’ora cosa farei?».
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