Trentino, bambino in stato vegetativo per aver mangiato formaggio contaminato. La pediatra a processo: «Si è rifiutata di curarlo»
Aveva appena quattro anni, M., quando mangiò il pezzo di formaggio a causa del quale si trova tutt’oggi in stato vegetativo: era il 5 giugno del 2017, in Trentino. Il prodotto era contaminato dal batterio Escherichia Coli. L’infezione divenne presto evidente ma in ospedale la dottoressa incaricata di prendersi cura del piccolo si sarebbe rifiutata di visitarlo, aggravando la situazione e ritardando la diagnosi della malattia di Seu (sindrome emolitico-uremica). A dicembre l’ex presidente del caseificio sociale, Lorenzo Biasi, e il casaro Gianluca Fornasari, accusati di lesioni gravissime, sono stati condannati dal giudice di pace e pagare una multa di 2.478 euro. La pediatra è stata invece rinviata giudizio dal giudice per l’udienza preliminare, Enrico Borrelli: il processo in cui dovrà rispondere – difesa dall’avvocato Monica Baggia – dell’accusa di lesioni e rifiuto d’atti d’ufficio vedrà la prima udienza il 24 aprile.
Oltre un milione in risarcimento
In seguito ai primi sintomi, il bambino era stato accompagnato all’ospedale di Cles, dov’era stato posto sotto osservazione per alcune ore. La situazione era però stata giudicata dai medici particolarmente grave, tanto da richiedere il trasferimento all’ospedale Santa Chiara. Lì avrebbe dovuto essere visitato da una pediatra che era stata incaricata da un collega di farsi carico del piccolo. La dottoressa si sarebbe però rifiutata. Per questo la famiglia del bambino, costituitasi parte civile nel processo e rappresentata dai legali Paolo Chiariello e Monica Cappello, chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per lui, e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. Cifre importanti che chiaramente non possono sanare la situazione, ma simboliche della gravità delle circostanze che non devono ripetersi. «Nessun altro bimbo dovrà soffrire come lui», ha dichiarato il padre, Gian Battista Maestri, citato dall’edizione trentina del Corriere della Sera.
La malattia di Seu
La Sindrome emolitico-uremica (Seu), «volgarmente detta anche malattia di Seu», è una malattia acuta rara, ma rappresenta la causa più importante di insufficienza renale acuta nell’età pediatrica. Nella sua forma tipica, la Seu è la più grave complicanza di un’infezione intestinale batterica, sostenuta da ceppi di Escherichia Coli produttori di una potente tossina detta Shiga-tossina. L’infezione si trasmette principalmente per via alimentare ma può anche essere contratta a seguito di un contatto stretto con ruminanti infetti o con un ambiente contaminato. I pazienti più colpiti da Seu tipica sono i bambini di età inferiore ai 5 anni. La malattia comporta la rapida e improvvisa formazione di piccoli coaguli di sangue in tutto l’organismo che a loro volta ostruiscono i piccoli vasi di sangue, con effetti particolarmente gravi su vari organi ,tra cui cervello e reni.
Leggi anche:
- Vongole avariate al matrimonio, lo chef Sacco cambia menu: «Siamo noi i danneggiati: ora nessuno servirà più pesce crudo»
- Milano, dopo la plastica nel pane una maestra trova un insetto nella zuppa della mensa delle elementari
- Il paradosso dei sardi per il guru della longevità: vivevano di più facendo il contrario di quello che suggeriscono i nutrizionisti