L’Ue prepara nuove sanzioni contro Hamas e i coloni. Borrell: «Israele affama i palestinesi, Gaza è ormai un cimitero a cielo aperto» – Il video
«Prima della guerra Gaza era la più grande prigione del mondo a cielo aperto, oggi è il più grande cimitero a cielo aperto: per decine di migliaia di persone, ma anche per i princìpi cardine del diritto internazionale». È con questa dura iperbole che Josep Borrell ha tratteggiato il quadro dentro cui si muoveranno le discussioni di oggi dei ministri degli Esteri dell’Ue, riuniti a Bruxelles per fare il punto e prendere decisioni sui grandi dossier internazionali. L’opinione pubblica europea, ma anche quella americana, ha ormai preso un solido orientamento sul tema della crisi a Gaza, e i decisori sono chiamati a tenerne conto prendendo azioni chiare, ha richiamato l’Alto rappresentante Ue per la politica estera: «Il leader dei Democratici Usa alla Camera Schumer ha chiesto elezioni anticipate in Israele per cambiare leader, il cancelliere tedesco Scholz ha detto che gli europei non possono star seduti a guardare mentre i palestinesi muoio da mesi», ha ricordato Borrell, prima di accusare direttamente Israele per la crisi umanitaria in atto: «La fame a Gaza è usata come arma di guerra, diciamolo chiaro. Ci sono derrate alimentari in quantità bloccate al confine da mesi, mentre nella Striscia la gente muore di fame. Israele deve aprire i cancelli e fare entrare gli aiuti».
Dalle parole ai fatti
Ma che pensa di fare in concreto l’Ue per smuovere la situazione? Oltre al rinnovo della richiesta di un cessate il fuoco, sul tavolo del Consiglio di oggi c’è in particolare la proposta di adottare nuove sanzioni sia contro Hamas che contro i «coloni violenti che attaccano i palestinesi in Cisgiordania», ha ricordato Borrell, auspicando un accordo politico tra i 27 su entrambe le misure. Tra i Paesi membri c’è chi vorrebbe andare oltre, rimettendo in discussione addirittura l’Accordo di Associazione che regola i rapporti d’insieme tra Ue e Israele. Ma una sua sospensione non è all’ordine del giorno, ha chiarito Borrell: «Due Stati membri hanno chiesto di discuterne, e lo faremo: sarà un dibattito di orientamento politico, e in base a quanto emergerà vedremo se andare in una direzione o in un’altra. Non parliamo di sospenderlo, ma di una dimensione politica basata sul rispetto del diritto internazionale umanitario». Toni comunque molto severi, che hanno già scatenato la reazione del governo israeliano: «È tempo che Borrell la smetta di attaccare Israele e riconosca il suo diritto all’ autodifesa contro i crimini di Hamas», ha replicato a stretto giro il ministro degli Esteri Israel Katz, ricordando come Israele ha permesso l’ingresso «di ingenti aiuti umanitari via terra, aria e mare a tutti coloro che vogliono inviarli».
Le elezioni-farsa in Russia e il sostegno all’Ucraina
La riunione dei ministeri degli Esteri Ue, nell’arco della quale si collegheranno anche l’omologo ucraino Dmytro Kuleba e il segretario di Stato Usa Antony Blinken, si svolge all’indomani dello scontato plebiscito per Vladimir Putin celebrato ieri in Russia, oltre che in una fase dei combattimenti al fronte estremamente delicata per l’Ucraina. Anche questi temi saranno al centro delle discussioni. La rielezione di Putin è basata su «repressione e intimidazione», ha detto chiaramente Borrell prima dell’inizio della riunione, oltre che sulla «violazione della sovranità ucraina», considerato che le operazioni di voto si sono svolte anche nei territori dell’Est ucraino occupati con la forza da Mosca. Anche su questo fronte, dichiarazioni a parte, si attendono nuove decisioni conseguenti dei ministri Ue: sul tavolo ci sono anche in questo caso nuove sanzioni, che dovrebbero andare a punire una serie di responsabili della «uccisione di Alexei Navalny», ma anche possibili decisioni sull’utilizzo dei profitti generati dai beni russi congelati presso le istituzioni finanziarie occidentali. Risorse queste che andrebbero immediatamente utilizzate per sostenere le capacità di difesa dell’Ucraina, come chiede a gran voce Kiev. La questione è delicatissima sul piano giuridico, prim’ancora che finanziario, ma è al vaglio degli esperti ormai da mesi e Borrell ha detto chiaramente di auspicare che oggi si sgombri il campo dai dubbi residui e si proceda. «La guerra in Ucraina sta passando il punto di non ritorno in termini di conseguenze per l’Europa e nessun Paese europeo rimarrà indenne se il conflitto non avrà un esito giusto», ha suonato ancora una volta l’allarme stamattina il premier ucraino Denys Shmyhal in un’intervista a Euractiv.
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