Dossieraggio, il pm Laudati non si presenta all’interrogatorio: «Ho chiesto a Striano accertamenti solo per esigenze investigative»
Poteva essere il giorno in cui chiarire alcuni aspetti dell’affare dossieraggio e del rapporto con il luogotenente della Gdf Pasquale Striano, sospettato di essere al centro di una rete di scambio di informazioni riservate che uscivano dalla sede della procura nazionale antimafia. Invece, all’ultimo, Antonio Laudati, il pm della dna diretto superiore di Striano e che avrebbe dovuto controllare ogni suo comportamento ha scelto di non presentarsi all’interrogatorio col procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone, affidando al suo avvocato Andrea Castaldo una nota in cui si dichiara ai fatti che gli vengono contestati (accesso abusivo e rivelazione per quattro dei tanti fascicoli scaricati da Striano): «Non ho mai effettuato accessi a sistemi informatici; non ho mai avuto alcun rapporto, neppure di conoscenza, con i giornalisti che risultano indagati; non ho mai costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi», è la linea riferita dal suo difensore. Per Laudati «tutti gli accertamenti erano determinati da esigenze investigative, nell’esclusivo interesse dell’Ufficio».
Le parole su Cafiero de Raho
Il pm tira in ballo l’ex procuratore antimafia ed oggi parlamentare del Movimento cinque stelle, Federico Cafiero de Raho: «Nei casi contestati nell’invito a comparire, mi sono limitato a delegare al gruppo sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo». Un elemento pesante nei confronti del magistrato e oggi deputato che è anche membro della commissione Antimafia e che, caso senza precedenti, potrebbe essere sentito dalla stessa commissione.
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