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In Italia il congedo di paternità è più che triplicato: chi ne usufruisce di più vive al Nord e ha un reddito più alto

18 Marzo 2024 - 09:28 Redazione
Il report di "Save The Children" sulla base degli ultimi dati Inps

La percentuale di padri che usufruisce del congedo di paternità è più che triplicata fra il 2013 e il 2022. È ciò che emerge dalla studio di Save the Children che evidenzia, però, il perdurare del forte squilibrio di genere tra i genitori nella cura dei figli. Nel 2013 poco meno di una padre su 5 (pari al 19,26%) ne ha usufruito, per un totale dunque di 51.745 persone. Invece nel 2022 sono stati più di 3 su 5 (pari al 64,02%), cioè 172.797, con poche differenze a seconda che si tratti di genitori del primo (65,88%), secondo o successivo figlio (62,08%). Nel 2012, anno della sua introduzione, il periodo di astensione dal lavoro riconosciuto ai padri lavoratori era della durata di un solo giorno obbligatorio e due facoltativi. Mentre oggi il congedo di paternità garantisce 10 giorni obbligatori e uno uno facoltativo ai neopapà ed è fruibile tra i due mesi precedenti e i 5 successivi al parto. 

Chi ne usufruisce di più vive al Nord

Nonostante l’incremento registrato in tutta Italia, chi ne usufruisce di più – sottolinea il report – vive nelle province del Nord. Valori di fruizione superiore all’’80% si registrano nelle province di Bergamo e Lecco (81% in entrambi i casi), Treviso (82%), Vicenza (83%) e Pordenone (85%). Mentre inferiori al 30%, si riscontrano nelle province di Crotone al 24%, Trapani al 27%, Agrigento e Vibo Valentia al 29%. Sono gli uomini di 30 e 39 ad utilizzare maggiormente la misura (65,4%), e fra i 40 e i 49 anni (65,6%). 

È richiesto da chi lavora in aziende medio-grandi e con contratti a tempo indeterminato

Il periodo di astensione dal lavoro è richiesto – stando ai dati dello studio – da chi lavora in aziende medio-grandi. Fra quelle con oltre 100 dipendenti, infatti, l’utilizzo è pari al 77%, fino ad arrivare al 45,2% nelle aziende con 15 dipendenti o meno. Ma è proprio in questa ultima tipologia di azienda che si è registrano l’aumento maggiore nell’utilizzo del congedo di paternità tra il 2021 e il 2022 (più 8,7%). Vi è, inoltre, una differenza sostanziale tra le diverse tipologie contrattuali: tra i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato la percentuale di padri che richiede il congedo sfiora il 70% (69,49%), contro il 35,95% di chi ha un contratto a tempo determinato e il 19,72%  tra gli stagionali. 

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