Processo a Gianfranco Fini, la procura chiede 8 anni per lui e 9 anni per Elisabetta Tulliani (che difende il compagno). Ma l’Avvocatura dello stato chiede l’assoluzione – Video
Non sono condanne leggere quelle chieste dalla procura di Roma nei confronti dell’ex presidente della Camera ed ex leader di An Gianfranco Fini. A distanza di quasi 14 anni dall’estate in cui la politica italiana venne shakerata dallo «scandalo della villa di Montecarlo», che inflisse un duro colpo alla carriera politica di Fini, l’ex presidente della Camera torna in aula. La vicenda giudiziaria ruota attorno alla residenza monegasca lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale, di cui Fini era leader, e poi venduta nel 2008 al “cognato” dell’esponente del centrodestra, Giancarlo Tulliani, secondo l’accusa grazie ai soldi dell’imprenditore Francesco Corallo, accusato di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione fiscale. L’accusa di riciclaggio ha toccato lo stesso Fini, che però ha sostenuto di essere stato ingannato dalla compagna Elisabetta Tulliani e dai suoi familiari. Una versione che non convince la pm di Roma, Barbara Sargenti, che ha chiesto per lui 8 anni, 9 anni per la compagna Elisabetta Tulliani, 10 anni per Giancarlo Tulliani e a 5 anni per il padre Sergio. Nonostante la pesantezza delle accuse, l’avvocatura generale dello stato ha chiesto l’assoluzione. E l’ex presidente della Camera l’ha sottolineato: “Prendo atto che anche l’avvocatura chiede l’assoluzione. Continuo ad avere fiducia nella Giustizia e ciò in ragione della mia completa estraneità rispetto a quanto addebitatomi”.
Le parole di Elisabetta Tulliani
In aula, Elisabetta Tulliani ha voluto rendere dichiarazioni spontanee difendendo il compagno e sostenendo che Fini fosse all’oscuro di tutto. Ma senza auto accusarsi: «Dopo un lungo travaglio interiore – ha esordito -, sento l’obbligo morale di offrire un contributo alla verità. Finora non ho partecipato al processo per non turbare, alla luce dell’eco mediatica, le mie figlie ancora adolescenti. Il processo ha già turbato la mia famiglia, ma il mio silenzio continuerebbe a danneggiare le persone a me care. Sento il dovere di confessare a collegio giudicante le mie responsabilità: ho nascosto a Gianfranco Fini padre delle mie figlie le intenzioni di mio fratello di acquistare la casa di Montecarlo. Ero certa che il denaro per l’acquisto fosse di mio fratello. Non ho mai detto a Fini del denaro ricevuto da mio padre, di cui ignoravo la provenienza. Il comportamento di mio fratello è la più grande delusione della mia vita. Mai avrei immaginato che mi avrebbe coinvolto in vicende che ho appreso dalle indagini e che mi hanno travolta».
Elisabetta e Giancarlo
Una versione che non combacia con quella fornita dallo stesso Fini. Che accusa Elisabetta Tulliani di essere parte dell’inganno anche perché era socia del fratello nella ditta che doveva rilevare la casa lasciata ad An: «Quella dell’appartamento di Montecarlo è stata la vicenda più dolorosa per me – aveva affermato in precedenza Fini – sono stato ingannato da Giancarlo Tulliani e dalla sorella Elisabetta. Loro insistettero perché mettessi in vendita l’immobile. Giancarlo mi disse che una società era interessata ad acquistarlo – ha proseguito – ma non sapevo che della società facevano parte lui e la sorella: la sua slealtà e la volontà di ingannare e raggirare credo si sia dimostrata in tutta una serie di occasioni». Tra le persone finite a processo anche l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Laboccetta. «Sono stato coinvolto in questo processo in seguito a decine di dichiarazioni false fatte da Labocetta per un astio politico, nei miei confronti, che era ben noto – ha sostenuto ancora Fini -. Il 2010 era l’anno del mio scontro con Silvio Berlusconi, il clima era diventato incandescente e agli occhi di molti ero un bersaglio da colpire».
In evidenza Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani nel 2012, foto Ansa
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