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Basilicata, Roberto Speranza sulla mancata candidatura: «I No vax ancora mi minacciano di morte, pago il prezzo dei miei anni da ministro»

19 Marzo 2024 - 17:18 Ugo Milano
Il deputato Pd spiega perché non ha accettato l'incarico: «Sono ancora sotto scorta e il peso ricade anche sui miei cari»

A qualcuno è sembrato strano, qualcun altro ha provato a tirarlo per la giacca, non ultima l’ex presidente del Pd Rosy Bindi. Perché Roberto Speranza, che è originario di Potenza, non si è candidato alle regionali in Basilicata? Ministro della Salute del governo Conte II e successivamente con Mario Draghi, il suo nome avrebbe potuto togliere le castagne dal fuoco al centrosinistra e unire il campo largo. Evitando a quello schieramento un tira e molla che è risultato in una spaccatura, con Pd e 5 Stelle che sosterranno Piero Marrese, l’ex Terzo Polo dietro all’uscente Vito Bardi e un terzo incomodo, Basilicata Casa Comune di Angelo Chiorazzo, che rende la sfida praticamente ingiocabile per le opposizioni. È lo stesso Speranza, in una lunga nota, a spiegare perché non ha preso parte alle regionali, pur dando il suo contributo esterno alle delicate operazioni di cucitura della coalizione. «Ho letto alcune ricostruzioni, a mio giudizio insensate, che partono però sempre da una rimozione di fondo che per me è inaccettabile», esordisce l’onorevole, «cosa ha significato e quali siano le conseguenze dell’essere stato ministro della salute durante la pandemia da Covid 19».

«Ho dato tutto me stesso»

Speranza, 45 anni, ricorda come negli altri Paesi alcuni suoi omologhi siano stati sostituiti dal governo in carica: quattro ministri in Francia, tre nel Regno Unito, due in Germania. «È stato un carico di lavoro inimmaginabile, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, senza alcuna pausa con decisioni quotidiane che incidevano sulla vita quotidiana di milioni di italiani», sottolinea, «Questa storia non può essere rimossa. E il lavoro incessante che ho fatto, dando tutto me stesso, non può essere sottovalutato». E poi spiega di aver sostenuto la futura segretaria dem Elly Schlein, di aver voluto la fusione di Articolo Uno nel Pd e di non aver più chiesto per sé incarichi, se non quello di deputato alla Camera. «A chi parla di “generosità” vorrei ricordare che il prezzo che io e i miei affetti più cari abbiamo pagato per l’impegno degli anni del Covid è stato altissimo e purtroppo non si è ancora esaurito», aggiunge con pudore, «Mi pesa essere costretto a parlarne pubblicamente, non sarebbe nella mia natura farlo, ma credo che oggi sia necessario per comprendere la situazione. Continuano incessanti le minacce di morte e gli insulti quotidiani da schegge della galassia No vax. Sono continue le istigazioni all’odio personale sui social e anche da parte di un pezzo limitato ma molto rumoroso del mondo editoriale. Questo clima, ulteriormente peggiorato da quando è stata annunciata la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, mi costringe ancora a vivere sotto scorta con tutto ciò che questo comporta per me e per i miei cari». Eccolo spiegato il motivo, «anche per rispetto alla terra che amo, la mia Basilicata. Chi si candida a guidarla deve essere pronto a dare tutto se stesso, 24 ore al giorno, anteponendo questa funzione ad ogni altro pensiero o preoccupazione».

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