In Evidenza Legge di bilancioOpen ArmsTony Effe
ATTUALITÀAlimentazioneBambiniInchiesteSanitàTrentino-Alto AdigeTrento

«Mio figlio in coma per un pezzo di formaggio, ora per lui non c’è più niente da fare»

19 Marzo 2024 - 06:49 Redazione
mattia maestri coma formaggio trento
mattia maestri coma formaggio trento
La storia di Mattia Maestri: la pediatra che rifiutò di curarlo va a processo. Il caseificio condannato a 2.500 euro di multa

Mattia Maestri il 5 giugno del 2017 mangia un pezzo di formaggio prodotto con latte crudo Due Laghi del caseificio sociale di Coredo in Val di Non. Il prodotto, si scoprirà successivamente, è contaminato da escherichia coli. Il bambino di 4 anni contrae la sindrome emolitico-uremica (Seu). Il bambino arriva al Santa Chiara di Trento in condizioni gravissime. Ma la pediatra è «troppo stanca» per valutare il caso. Per questo è stata rinviata a giudizio per lesioni e rifiuto di atti d’ufficio. Mentre il presidente del caseificio Lorenzo Biasi e il casaro Gianluca Fornasari sono stati condannati per lesioni gravissime dal giudice di pace a una multa di soli 2.478 euro. Gian Battista Maestri, il padre di Mattia, racconta oggi la sua storia al Corriere della Sera.

Il coma

«Da sette anni la nostra vita è un inferno, da quando nostro figlio è in stato vegetativo, ma continuiamo a combattere perché tragedie simili non devono ripetersi», spiega l’uomo. Che poi aggiunge: «Certo, c’è molta rabbia verso la dottoressa, quei tre giorni sono stati importanti, ma la colpa principale rimane del caseificio, se mio figlio non avesse mangiato quel formaggio starebbe bene. Eppure era un prodotto consigliato proprio per la merenda dei bambini». Poi racconta il giorno dell’incidente: «Mio figlio dopo aver mangiato il formaggio — ne era ghiotto — si è sentito subito male, siamo corsi prima all’ospedale di Cles dove l’hanno tenuto in osservazione, poi visto l’aggravarsi della situazione l’hanno trasferito a Trento. Al pronto soccorso pediatrico, la dottoressa che lo visitava ha chiesto un consulto alla pediatra, che però le ha risposto: non adesso, sono stanca è tutto il giorno che corro. L’abbiamo sentita noi».

La dottoressa

Gian Battista dice che la dottoressa, una chirurga, «a quel punto l’ha portato nel suo reparto dove è stato operato di appendicite, in quelle condizioni, ma non si trattava di quello. Se la pediatra l’avesse visitato, almeno non l’avrebbero operato e magari non sarebbe peggiorato». Invece è entrato in coma ed è stato ricoverato per un mese in terapia intensiva all’ospedale di Padova e per un anno in una clinica riabilitativa a Conegliano «dove – continua il padre – ci hanno potuto solo insegnare come gestirlo a casa, ormai era in uno stato vegetativo insanabile. Mia moglie si è licenziata e da quel momento lo gestisce giorno e notte: 47 farmaci al giorno, uno ogni ora e mezza». Secondo il padre «per mio figlio non c’è più niente da fare, è sempre più grave. L’ultimo ricovero è stato due settimane fa, la malattia non si ferma ma vorremmo che fosse rispettato».

Cos’è la Seu

La Seu (sindrome emolitico-uremica) è una malattia che colpisce i bambini attraverso la formazione di piccoli coaguli di sangue in tutto il corpo. I coaguli bloccano l’apporto del sangue a cervello, cuore e reni. Il trattamento prevede supporto delle funzioni vitali essenziali ed emodialisi. La lesione renale causa un accumulo di urea nel sangue. Di solito è collegata alla porpora trombocitopenica trombotica (PTT). I coaguli ostruiscono i vasi sanguigni e il loro blocco causa danni agli organi. La loro presenza indica anche un consumo eccessivo di piastrine. Con rischio di trombocitopenia.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti