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Torino, i collettivi bloccano il Senato Accademico per chiedere il boicottaggio di Israele: «Palestina oppressa anche dalle università» – Il video

19 Marzo 2024 - 12:50 Redazione
L'irruzione degli attivisti filo-palestinesi alla riunione di vertice dell'Università di Torino: «Stop alla cooperazione con gli atenei israeliani»

Un gruppo di studenti universitari e attivisti si è fatto largo questa mattina all’interno del Rettorato dell’Università di Torino, entrando nella sala dove era in corso una riunione del Senato accademico. Seduta sospesa, parata di bandiere palestinesi e striscioni, e docenti e dirigenti dell’ateneo costretti ad ascoltare le dichiarazioni dei rappresenti dei collettivi prima di poter riprendere i loro lavori. Al centro della protesta dei gruppi filo-palestinesi «Cambiare Rotta» e «Progetto Palestina», in particolare, gli accordi in vigore tra l’ateneo torinese e diverse università israeliane, nell’ambito di quello generale di cooperazione scientifica in essere tra i due Paesi. «Durante l’Israeli Apartheid Week lanciata da BDS portiamo avanti le nostre pretese e la solidarietà incondizionata con il popolo palestinese e la sua resistenza: boicottiamo gli accordi guerrafondai e forieri di stragi e devastazioni che intercorrono fra il nostro ateneo, Israele e le grandi multinazionali della guerra!», si legge nel comunicato diffuso da «Cambiare Rotta».

Entrati nei locali di via Verdi, gli studenti hanno chiesto quindi al rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna di sottoscrivere la lettera inviata nei giorni scorsi al ministero degli Esteri per chiedere la sospensione dell’accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra le università e i centri di ricerca italiani e israeliani. Appello che si conta abbiano già sottoscritto 1.600 accademici, compresi 60 afferenti all’ateneo torinese: «Le università israeliane hanno un ruolo attivo nell’oppressione del popolo palestinese, sono fisicamente parte dell’occupazione, come l’Ariel University si trova all’interno di una colonia illegale in Cisgiordania, e a a fine febbraio il Maeci ha annunciato un bando per progetti congiunti di ricerca: non è difficile immaginare per che fini verranno utilizzati», accusano gli attivisti. Terminato il loro comizio imposto al Senato accademico, i membri dei collettivi hanno poi lasciato l’aula del Rettorato, non prima di aver ottenuto un incontro in giornata col Rettore sull’argomento.

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