Cos’è la tecnologia V2G, il sistema di ricarica che trasforma le auto elettriche in accumulatori di energia
«Produrre auto in Europa è più costoso» rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. A lanciare l’allarme (l’ennesimo) è Luca de Meo, amministratore delegato di Renault e presidente di Acea, l’Associazione europea dei costruttori di automobili. Ieri il dirigente della casa automobilistica francese ha scritto una lettera all’Unione Europea in cui mette nero su bianco tutte le preoccupazioni del settore, che impiega 13 milioni di persone e incide sull’8% del Pil comunitario. Le sfide a cui va incontro oggi l’automotive europeo sono essenzialmente due: da un lato la concorrenza spietata delle case automobilistiche americane e cinesi, dall’altro la transizione verso l’auto elettrica, che oggi rappresenta solo l’8% delle vendite complessive ma si stima che arriverà al 55% entro il 2030. Nella lettera inviata ai vertici delle istituzioni europee, de Meo elenca una serie di misure chieste a gran voce dalle aziende dell’automotive: «promuovere auto piccole e a prezzi accessibili», «accelerare il rinnovo del parco veicoli», ma anche «unificare il riciclo delle batterie». Nel ventaglio di soluzioni presentato dai costruttori europei ai decisori di Bruxelles c’è anche la tecnologia Vehicle-to-grid (V2G), ancora poco diffusa ma ritenuta fondamentale per «gestire in modo più efficace i picchi di consumo di elettricità, riducendo così l’uso di fonti energetiche spesso più costose e ad alte emissioni», si legge nella lettera di de Meo.
Cos’è la V2G
In un certo senso, la tecnologia V2G permette di trasformare ogni proprietario di un’auto elettrica in un fornitore di energia. Questo sistema è reso possibile da un semplice strumento, le batterie bidirezionali, in grado di gestire i flussi energetici sia per ricaricarsi che per cedere energia alla rete. I veicoli elettrici V2G possono essere collegati alla rete elettrica di un distributore locale, ma anche a un edificio pubblico o privato. In questo modo, possono contribuire al fabbisogno energetico di un’abitazione. Questa tecnologia ha soprattutto un vantaggio: aiuta a stabilizzare la rete elettrica nei momenti di picco della domanda. Se si lascia un’auto a caricare per tutta la notte, per esempio, questa potrà alternare momenti di ricarica ad altri in cui cede l’elettricità alla rete, prevenendo eventuali blackout da sovraccarico.
L’esperimento a Utrecht
Ad oggi, la tecnologia V2G è molto poco diffusa in Europa. A fare eccezione è Utrecht, in Olanda, che nel 2022 è diventata la prima città al mondo a sperimentare un sistema di ricarica bidirezionale per le auto elettriche. Il progetto è stato lanciato da We Drive Solar, un fornitore locale di servizi per la mobilità, e Hyundai, che ha messo a disposizione 25 veicoli elettrici dotati di tecnologia V2G. Con il sistema introdotto in città, le batterie delle auto vengono utilizzate anche per stoccare energia rinnovabile prodotta in loco, con relativi vantaggi sia in termini di riduzione delle emissioni che di gestione dei picchi nella rete elettrica. L’idea di fondo è che solo con un sistema di stoccaggio su larga scala è possibile eliminare completamente la dipendenza dai combustibili fossili. E anche le auto, quando si tratta di immagazzinare energia, possono giocare un ruolo di tutto rispetto.
Le alte proposte di de Meo
Nella sua Lettera all’Europa, de Meo definisce la transizione ecologica «uno sport di squadra» e lancia un appello a tutti gli altri attori coinvolti – decisori politici, amministratori, cittadini, associazioni – a collaborare affinché «l’industria automobilistica europea possa in breve tempo diventare la soluzione alle sfide del continente». Il riferimento è ovviamente alla minaccia incombente dei cambiamenti climatici e alla necessità che anche l’automotive faccia la sua parte accelerando l’elettrificazione dei trasporti. Al momento, è la Cina a dominare questo nuovo mercato. Pechino ha iniziato a investire nelle auto elettriche ben prima dei suoi principali competitor e nel 2023 ha prodotto il 35% dei veicoli elettrici esportati nel mondo. Per recuperare il ritardo accumulato finora, de Meo propone diverse soluzioni: rivoluzionare le consegne dell’ultimo miglio per ridurre le emissioni dei piccoli veicoli commerciali, accelerare il rinnovo del parco veicoli, raggiungere «la sovranità di approvvigionamento per le materie prime critiche», «aumentare la competitività dell’Europa nei semiconduttori», «unificare il riciclo delle batterie» e non solo. Per affrontare questo passaggio epocale per il settore dell’automotive, la Cina sta distribuendo sempre più sussidi ai propri costruttori, mentre negli Usa – ricorda de Meo – l’inflation reduction act (Ira) ha introdotto «40 miliardi di dollari in crediti d’imposta per lo sviluppo di tecnologie produttive verdi». In Europa invece, precisa il presidente Acea, «un programma di questo tipo non esiste».
Foto di copertina: UNSPLAS/Michael Fousert
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