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Iva Zanicchi: «In Emilia comanda il matriarcato. E io voto Giorgia Meloni perché è donna»

20 Marzo 2024 - 07:11 Redazione
L'aquila di Ligonchio si confessa: Sanremo è una rivoluzione

Iva Zanicchi ha 84 anni e ha deciso che l’anno prossimo smetterà di lavorare. Nel frattempo si racconta in un’intervista a La Stampa. Cominciando dal suo soprannome, l’aquila di Ligonchio: «Fu un dirigente Rai a darmelo, quando seppe che venivo dall’Appennino emiliano, poi lo divulgò Mike Bongiorno alla radio che allora era importante come la tv». Sembrava una risposta alla tigre di Cremona, cioè Mina: «Ci hanno sempre messo in contrapposizione, ma in realtà lei ha iniziato prima e l’ho sempre ammirata. Ha rotto gli schemi femminili, niente guanti e vestitini in scena, ma sbatteva la testa e agitava corpo e capelli. Senza dire della musicalità unica della sua voce».

Aquile, tigri e pantere

Per non parlare di Milva, la pantera di Goro: «All’inizio mi colpì per la sua cofana di capelli rossi e per le ballerine, che io non avevo ancora potuto comprare. Divenne la cantante preferita di mia mamma, un basso naturale, mentre io sono un contralto». Ora, dice, Sanremo è una rivoluzione: Amadeus ha fatto un miracolo. Nelle case dei ragazzi, compresa mia nipote ventenne, si formano gruppi di ascolto. Ai giovani dico che vanno bene il rap e il rock, ma non dimentichiamo la nostra melodia. Diodato è un esempio positivo». A lei piacciono anche «Lazza, J-Ax e vorrei Annalisa come nipote: è raffinata anche col reggicalze e ha un’intonazione perfetta. Quando si stancherà di cantare canzoni commerciali avrà una grande fortuna, perché queste non rimarranno mentre quelle melodiche sì».

Matriarcato

Sul patriarcato, dice che «sull’Appennino emiliano ho sempre sentito parlare di matriarcato. Da noi in casa comandava la rezdora col mattarello e guai se l’uomo al ritorno dai campi la contraddiceva». Mentre sui femminicidi dice che «bisogna recuperare il ruolo educativo della famiglia, e anche un po’ di educazione e galanteria. Il maschio di oggi non è più tale. Alla prima difficoltà risulta debole e vigliacco. Anche noi donne abbiamo le nostre colpe, perché abbiamo spaventato gli uomini. I ruoli andrebbero ridiscussi e riequilibrati». Oggi, dice, crede in Giorgia Meloni: «Tajani è stato un collega eccezionale, ma forse mi piace di più Meloni. E poi vorrei sostenere una donna».

Berlusconi

Infine, rivela, non è mai stata con Berlusconi: «Non sono mai stata una sua donna, né lui me l’ha mai chiesto, ma ci volevamo molto bene. Era generosissimo. L’ho seguito in politica, anche se lui non voleva. Non è riuscito a fare quello che si prefiggeva anche perché lo hanno massacrato e pure lui ci ha messo del suo sulle donne, ma se Forza Italia regge in memoria sua qualcosa vorrà dire».

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