Le università italiane e le proteste per i bandi di ricerca con Israele. Il rettore della Statale di Milano: «È un momento carico di tensione»
Ieri Bologna, con scontri tra polizia e studenti. Prima è stato il turno dell’Università di Torino, la prima a bloccare, tramite il Senato accademico, il bando di collaborazione con le università israeliane, accogliendo una richiesta dei collettivi studenteschi e una lettera firmata da 1.700 persone, tra docenti e ricercatori. Sale la tensione nelle università italiane, sempre più in fibrillazione per la situazione a Gaza, con prese di posizione che stanno facendo discutere. «Sentiamo quello che dirà il ministro, è un momento carico di tensione, speriamo di risolverlo. A Milano si è discusso in Senato accademico dei bandi con Israele ma abbiamo già deciso tre mesi fa». Ha detto, arrivando nella sede della Crui, la Conferenza dei rettori italiani, Elio Franzini rettore dell’ università statale di Milano. «In una università come la mia non si può pensare di limitare gli accessi, abbiamo più di 40 sedi, è tecnicamente impossibile», ha dichiarato ai cronisti rispondendo sull’ipotesi, ventilata su alcuni giornali, della limitazione degli accessi durante i dibattiti considerati più a rischio. «Sono qui per ascoltare e condividere le soluzioni migliori per evitare che episodi come quelli dei giorni scorsi si ripetano. Non siamo preoccupati, tuteliamo la libera manifestazione del pensiero con un unico, insormontabile, sbarramento: la violenza», ha dichiarato la ministra dell’Università Anna Maria Bernini arrivando alla sede della Crui.
La situazione tesa negli atenei italiani
A Bologna il Senato accademico non ha seguito le stesse orme dei colleghi torinesi. Ed è stato proprio questo a scatenare la protesta di oltre 300 studenti che hanno cercato di raggiungere il Teatro Manzoni, dove era in corso la cerimonia di apertura dell’anno accademico con la ministra Bernini. Inevitabile che anche alla Conferenza dei rettori italiani si toccherà il tema medio-orientale. Proposte di rescissione dei progetti con le università israeliane sono state avanzate anche alla Normale di Pisa dove il rettore è stato netto e ha ribadito che «lo stop ai rapporti con Israele non è in discussione». A Trieste è stata occupata l’aula Baciocchi, dopo che era stata negato l’incontro dal titolo più che eloquente «Il diritto di boicottare Israele». Nell’aula ora, racconta oggi il Corriere della Sera, campeggia uno striscione con la scritta «governo sionista complice del genocidio. Palestina libera». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito come «grave e preoccupante» la scelta dell’Università di Torino. «Se le istituzioni si piegano a questi metodi rischiamo di avere molti problemi», precisa. Amareggiata il ministro Bernini: «È triste che una scelta simile (quella di Torino, ndr) coincida con la prima giornata nazionale delle Università che ha come titolo: “Porte aperte”. Ed è sconcertante che si possa pensare di chiuderle. Ritengo ogni forma di boicottaggio sbagliata e estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri atenei da sempre ispirata all’inclusività».