Valter Lavitola: «Ho incastrato io Fini per la casa di Montecarlo, ma non è giusto condannarlo»
«Non lo rifarei. La ragione principale per cui ne sto parlando è che mi pesa aver innescato una vicenda che può portare a una condanna ingiusta. Sono certo che all’inizio Fini non sapeva che la casa fosse stata acquistata dal cognato con i soldi di Corallo, l’imprenditore delle slot. Fu Corallo a organizzare la cosa da Saint Lucia, dove aveva due casinò, insieme ai Tulliani e ad altri intorno a Fini, che ha saputo solo dopo». L’imprenditore Valter Lavitola, oggi proprietario del ristorante Cefalù in viale dei Quattro Venti a Roma, ripercorre in un’intervista con il quotidiano La Repubblica la vicenda della casa di Montecarlo. Fu lui, all’epoca direttore de L’Avanti!, a trovare a Saint Lucia i documenti che dimostrarono che la casa lasciata in eredità ad Alleanza Nazionale dalla contessa Colleoni era finita in mano a Giancarlo Tulliani, cognato dell’allora presidente della Camera Gianfranco Fini, all’epoca ai ferri corti con Silvio Berlusconi per il controllo del Popolo della Libertà. «Io fin da bambino avevo il sogno di fare il parlamentare», ricorda Lavitola, ripercorrendo la vicenda. Per aver trovato quei documenti, Lavitola assicura di non aver ottenuto nulla: «la prova del mio potere e delle relazioni. Speravo ancora di fare il parlamentare». E ammette: «Dicevano di me che ero un bandito. Era vero».
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