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L’Italia continua a fare acqua da tutte le parti: dispersione idrica al 42%, in Basilicata arriva fino al 71%

I dati dell'Istat pubblicati in occasione della Giornata mondiale dell'acqua. Solo 7 città italiane registrano perdite sotto il 15%

L’acqua che ogni anno viene dispersa in Italia nelle reti di distribuzione potrebbe soddisfare le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un anno intero. Lo rivela l’Istat, che oggi ha pubblicato alcune statistiche in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. I dati sulla dispersione idrica, relativi al 2022, confermano un quadro preoccupante per l’Italia, dove il 42,4% dell’acqua potabile viene dispersa prima di arrivare al consumatore finale. Si tratta di un dato leggermente in crescita rispetto al 2020, quando la percentuale si attestava al 42,2%, ma soprattutto distante anni luce dagli altri Paesi europei. In Francia la dispersione idrica è al 20%, in Belgio e Svezia al 21%, in Spagna e Regno Unito al 23%, in Germania al 6% e nei Paesi Bassi al 5%. Le scarse performance dell’Italia si spiegano soprattutto con lo stato in cui versano le infrastrutture idriche. Oltre il 60% delle tubature è stato posizionato infatti oltre 30 anni fa, mentre il 25% supera addirittura i 50 anni.

La dispersione idrica, regione per regione

La regione più virtuosa in quanto a dispersione idrica è l’Emilia-Romagna, dove si perde per strada il 29,7% dell’acqua. A guadagnarsi la maglia nera è la Basilicata (65,5%), che fa registrare picchi del 71% nella provincia di Potenza. In più di un capoluogo su tre, si legge nel rapporto Istat, le perdite totali in fase di distribuzione superano il 45%. Mentre le province in condizioni di «massima criticità», ossia con valori pari ad almeno il 65%, sono: Potenza (71%), Chieti (70,4%), L’Aquila (68,9%), Latina (67,7%), Cosenza (66,5%), Campobasso (66,4%), Massa (65,3%), Siracusa (65,2%) e Vibo Valentia (65,0%). Le città più virtuose in termini di dispersione idrica si trovano soprattutto nelle regioni del Nord, seppur con qualche eccezione. Le uniche sette città in cui si rilevano perdite inferiori al 15% sono: Como (9,2%), Pavia (9,4%), Monza (11,0%), Lecce (12,0%), Pordenone (12,1%), Milano (13,4%) e Macerata (13,9%)». A Roma le perdite d’acqua sono al 27,9%.

I consumi pro capite

Complessivamente, nel 2022 il volume di acqua prelevata in Italia per uso potabile è stato pari a 9,14 miliardi di metri cubi, destinati sia alle abitazioni sia ad alberghi, attività commerciali e stabilimenti industriali. Il prelievo giornaliero è stato di 25 milioni di metri cubi, pari a 424 litri per abitante. Di tutti i Paesi Ue, l’Italia è uno di quelli che fa registrare i dati più elevati in termini di prelievi di acqua per uso potabile. Con 155 metri cubi annui per abitante, il nostro Paese è infatti al terzultimo posto tra i Paesi Ue insieme a Grecia (159) e Irlanda. Nella maggior parte degli Stati membri (20 su 27), il dato oscilla invece tra i 45 e i 90 metri cubi, ben al di sotto della media italiana.

I disservizi (soprattutto al Sud)

Nonostante il 2022 sia stato l’anno meno piovoso dal 1961, il prelievo di acqua potabile non ha subìto variazioni significative, perlomeno a livello nazionale. In alcune zone dell’Italia si sono registrate però importanti criticità, soprattutto al Sud. Quasi una famiglia su dieci (il 9,7%) ha lamentato irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle abitazioni. Il disservizio sembra riguardare più che altro Calabria e Sicilia, che si confermano le due regioni più colpite. Qui i problemi di erogazione dell’acqua nel 2022 hanno riguardato rispettivamente il 38,7 e il 29,5% delle famiglie.

Foto di copertina: UNSPLASH/Luis Tosta

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