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Malpensa, blitz degli anarchici fino all’aereo per bloccare l’espulsione di Jamal. Ma il «compagno» era già decollato da Bologna

22 Marzo 2024 - 08:53 Ugo Milano
Bucata la sicurezza dell'aeroporto. L'uomo che si tentava di salvare sarebbe lo stesso cittadino marocchino per cui fu assaltata a Torino un'auto della polizia

Blitz di un gruppo di anarchici della rete No Cpr (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) all’aeroporto di Malpensa. Nel pomeriggio del 20 marzo attivisti legati al cento sociale milanese Galipettes sono riusciti a eludere i controlli di sicurezza e ad arrivare sin davanti ad un aereo della Royal Air Maroc in partenza per Casablanca. Obiettivo: liberare un «compagno» che stava per essere espulso dal Paese. E non uno qualsiasi: si sarebbe trattato di Jamal, lo stesso cittadino marocchino condannato per 13 diversi reati compreso uno stupro di gruppo, che gli antagonisti di Torino avevano tentato poche settimane fa di «liberare» con un blitz davanti alla Questura. Quel giorno, era il 28 febbraio scorso, un agente di polizia era rimasto ferito nel tentato assalto di decine di militanti alla volante pronta per Jamal. Si era mosso anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che aveva subito sentito il ministro dell’Interno Piantedosi e aveva poi condannato l’«inaccettabile atto di violenza sintomatico del clima di veleno e sospetto a cui sono sottoposti in questi giorni le forze dell’ordine e la Polizia». Cinque antagoniste erano state poi fermate, identificate e sono ora indagate. Ora la nuova tappa della vicenda. «Venuti a conoscenza dell’imminente deportazione di Jamal, compagno torinese trattenuto nel CPR di Gradisca d’Isonzo, alcuni compagni e compagne si sono mossi verso l’aeroporto di Milano Malpensa dove i solidali sono riusciti ad accedere alle piste e mettersi davanti all’aereo della Royal Air Maroc diretto a Casablanca», racconta lo stesso centro Galipettes sui social. Peccato che le informazioni di cui erano entrati in possesso gli attivisti fossero clamorosamente sbagliate: l’uomo la cui espulsione volevano fermare era sì in partenza ieri per il Marocco, ma non da Malpensa: dall’aeroporto di Bologna. E il volo era già partito. Missione fallita, dunque, anche se sui social gli attivisti milanesi sostengono – forse per mettere una pezza sull’errore – che «sull’aereo bloccato a Malpensa era comunque presente una persona la cui espulsione è stata probabilmente impedita grazie al blocco dell’aereo e al successivo rifiuto del pilota di eseguire la deportazione».

La falla nella sicurezza e le domande senza risposta

Il Corriere della Sera riporta in realtà una ricostruzione differente: gli addetti di rampa hanno prontamente bloccato gli attivisti, impedendo l’accesso al velivolo. Poi è arrivata la polizia che li ha identificati tutti e portati via. Mentre il volo della Royal Air Maroc è poi regolarmente decollato, anche se con un’ora abbondante di ritardo (alle 18.26 anziché alle 17.05 previste). Resta il gigantesco interrogativo di come alcuni attivisti dei centri sociali arrivati d’improvviso a Malpensa abbiano potuto eludere senza alcuna difficoltà i controllo, arrivando fin sul piazzale dove sono stazionati gli aerei. Una falla gravissima nella sicurezza dell’aeroporto. Nella ricostruzione di Leonard Berberi, basata sul racconto di testimoni e addetti allo scalo, sembra che i militanti No Cpr abbiano prima messo in scena una protesta all’interno del Terminal 1, in vicinanza dell’area d’ingresso agli imbarchi. Poi, una volta che era stata allertata la polizia, gli anarchici si sarebbero fatti strada da soli, aprendo una porta d’emergenza che da dietro i banchi del check-in conduce direttamente al piazzale degli aerei. Colpo di fortuna o soffiata di un informatore interno all’aeroporto? Lo spiegheranno forse agli inquirenti gli attivisti ora in carcere in attesa della convalida dell’arresto, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e attentato alla sicurezza dei trasporti. Ma intanto il gruppo già esulta sui social per il blitz messo a segno: «Bloccare le deportazioni è possibile, scendere sulle piste degli aeroporti ancora di più!».

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