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Perché hanno sequestrato 10 milioni a Marcello Dell’Utri (e cosa c’entrano Marina e Pier Silvio Berlusconi)

marcello dell'utri marina berlusconi pier silvio berlusconi
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L'indagine sulle stragi del 1993. Le donazioni di Berlusconi. E le intercettazioni della moglie di Verdini

L’ex senatore di Forza Italia e condannato per mafia Marcello Dell’Utri avrebbe dovuto comunicare tutte le entrate e le uscite dei propri conti bancari. Comprese le donazioni di Silvio Berlusconi. Per dieci anni non lo ha fatto, omettendo variazioni patrimoniali per la cifra di 42 milioni di euro. Per questo la procura di Firenze ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo di 10 milioni e 840 mila euro mettendo nel mirino anche i conti di Miranda Ratti, moglie dell’ex Publitalia che ha divorziato nel 2020 dal marito. Per i pubblici ministeri Luca Tescaroli e Luca Turco quella separazione però è fittizia e serviva proprio ad evitare i sequestri. Una parte della cifra (quasi 4 milioni di euro) è stata bloccata dai conti di Marina e Pier Silvio Berlusconi, terzi non indagati. Perché Dell’Utri vanta un credito per il testamento del padre.

L’indagine, le intercettazioni, il ricatto a Silvio

È stata la giudice delle indagini preliminari di Firenze Antonella Zatini a dare l’ok al provvedimento. Che va ad inquadrarsi all’interno dell’infinita indagine sulle stragi di mafia del 1993 e all’ipotesi di reato che vede indagati proprio Berlusconi e Dell’Utri come mandanti. Secondo i pm quei soldi negli anni sono stati versati per pagare il silenzio dell’ex senatore. «L’analisi dei flussi finanziari di Berlusconi verso Dell’Utri e i suoi familiari induce a ritenere che le erogazioni costituiscano la contropartita a beneficio di Dell’Utri per le condanne patite e il suo silenzio nei processi penali che lo hanno visto e lo vedono coinvolto, così corroborando l’ipotesi del suo coinvolgimento in strage». Di più: gli investigatori hanno registrato conversazioni «nelle quali veniva fatto riferimento alla necessità di ricattare Berlusconi», scrivono.

Mogli al telefono

Agli atti dell’indagine, racconta oggi il Corriere della Sera, c’è un’intercettazione che risale al 2020 in cui parlano la moglie di Verdini Simonetta Fossombroni e quella di Dell’Utri. «Se uno non lo ricatta, figlia mia…», dice la prima. «È quello il punto», risponde l’altra. Secondo i pm queste parole «aiutano a delineare la causa illecita che ha indotto Berlusconi a elargire enormi quantitativi di denaro a Dell’Utri». Sempre secondo l’accusa, i soldi a Dell’Utri sarebbero serviti a far rimanere segreto un patto con Giuseppe Graviano, il capo del quartiere Brancaccio che insieme a Matteo Messina Denaro divenne negli anni un favorito di Totò Riina. E che dopo l’arresto di ‘U Curtu a Palermo ha sviluppato la strategia delle stragi per conto di Cosa Nostra.

L’appoggio a Forza Italia

Del presunto patto parlò per primo il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, che raccontò di un incontro al Bar Doney con Madre Natura in cui dovevano discutere dell’attentato contro i carabinieri allo Stadio Olimpico in preparazione. Graviano dice a Spatuzza che dopo questo botto la strategia potrà considerarsi chiusa perché i due fratelli hanno trovato l’aiuto di «un compaesano nostro» e del suo capo, ovvero Dell’Utri e Berlusconi. L’accordo prevede l’appoggio elettorale alla neonata Forza Italia in cambio «della promessa da parte di Dell’Utri, tramite Berlusconi, di indirizzare la politica legislativa del governo verso provvedimenti favorevoli a Cosa nostra in tema di trattamento carcerario, collaboratori di giustizia e sequestro dei patrimoni». Pochi giorni dopo quell’incontro però Filippo e Giuseppe vengono arrestati in un ristorante a Milano.

Divorzio fittizio

I pm pensano anche che quello tra Ratti e Dell’Utri sia un divorzio fittizio, effettuato proprio per permettere all’ex senatore di ricevere soldi tramite la moglie. Tanto è vero che i due hanno continuato a condividere lo stesso tetto. Pranzando e cenando insieme, tranne nei periodi in cui la moglie va a vivere in Repubblica Dominicana per ottenere la cittadinanza. Repubblica riporta che nelle intercettazioni Ratti «ritiene di essere portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi». Spiega agli interlocutori «che il debito verso di loro è ancora aperto». E afferma: «È un fatto di principio, l’obiettivo va portato fino in fondo, io non mollo». Alla base vi è «una storia nostra». E per la Dia c’è «la consapevolezza che tutte le loro richieste, assecondate da Berlusconi, trovano fondamento in una sorta di risarcimento di quanto hanno patito nel tempo per colpa sua, per averlo, probabilmente, coperto».

Prestiti infruttiferi

Nell’abitazione di Dell’Utri sono stati trovati documenti, fra cui una cartellina denominata “prestiti infruttiferi”, in cui c’era un foglio di carta, datato “Milano 14 settembre 2018” che per gli inquirenti è «apparentemente proveniente da Berlusconi». Si legge: «Carissima Miranda, con riferimento ai prestiti infruttiferi che ti ho erogato nelle seguenti date». Seguono cifre e date, e l’intenzione da parte di Berlusconi di rimettere l’intero debito «a motivo dell’amicizia che da 35 anni» legava Berlusconi a Dell’Utri. Gli avvocati Francesco Centonze e Filippo Dinacci fanno intanto sapere che «il sequestro riguarda somme di denaro ricevute dal dottor Dell’Utri e dalla signora Ratti attraverso bonifici effettuati, in maniera del tutto lecita e trasparente, dal dottor Berlusconi per ragioni di affetto e gratitudine verso l’amico Dell’Utri».

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