Neonato morto al Pertini, per la procura non è stata colpa né della madre né dei medici: chiesta l’archiviazione del caso
Il neonato Carlo Mattia, morto all’ospedale Pertini di Roma lo scorso 7 gennaio, non è deceduto per colpa della madre o del personale sanitario. È questa la decisione della procura di Roma che ha chiesto l’archiviazione del caso, inizialmente trattato come omicidio colposo. La consulenza medico-legale, fa sapere Il Messaggero, ha confermato che si è trattato di un caso di «morte in culla». Secondo quanto ricostruito, la madre, esausta dopo il travaglio e il parto, potrebbe essersi addormentata mentre allattava il piccolo. Al risveglio, ha scoperto che il bambino non respirava più, sprofondando nella disperazione e urlando aiuto. Nonostante l’intervento immediato del personale medico, per il piccolo Carlo non c’è stato niente da fare ed è stato dichiarato morto all’1:40. Inizialmente, si era ipotizzato che il bambino fosse stato soffocato dal corpo della madre mentre dormiva. Tuttavia, le indagini hanno escluso questa ipotesi.
«Il lavoro del personale? Tutto regolare»
Gli esami istologici hanno confermato che si trattava di SIDS, il Sudden Infant Death Syndrome, una causa improvvisa di morte che può sopraggiungere nei neonati entro il primo anno di età. Quanto al personale, è stato controllato chi fosse incaricato della sorveglianza della donna e se tutto fosse stato eseguito correttamente. È emerso che i sanitari dell’ospedale avevano fatto le visite regolarmente ogni due ore. Le indagini hanno anche esaminato il protocollo del Rooming in adottato presso l’ospedale, il quale prevedeva che il neonato stesse interamente con la madre fin dall’inizio dopo il parto. Questa pratica è stata successivamente rivista per via del caso di Carlo Mattia, dopo che il Ministero della Salute ha richiesto una relazione dettagliata. La donna ha da poco dato alla luce un altro figlio, in una struttura sanitaria diversa.
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