Aggressione con machete a Torino, l’ammissione di Pietro Costanzia: «Non volevo uccidere». Arrestato anche il fratello
«Non volevo ucciderlo, né che rimanesse ferito gravemente». Una parziale ammissione in sostanza, quella che Pietro Costanzia di Costigliole ha rilasciato al giudice durante l’udienza di convalida del fermo nel carcere delle Vallette di Torino. Il 23enne, di nobili origini, è stato fermato dalla polizia mercoledì 20 marzo per l’aggressione con un machete a un coetaneo in via Panizza, nel quartiere Mirafiori Nord. L’accusa è di tentato omicidio, la vittima è stata aggredita in strada da due persone in scooter. Per le ferite riportate, è stato necessario amputargli una gamba. Durante l’interrogatorio subito dopo il fermo, Costanzia avrebbe negato di conoscere la vittima, sostenendo di non essere in possesso né di uno scooter, né di un machete. Assistito dai legali Vittorio Nizza e Paola Pinciaroli, durante l’udienza di venerdì si è detto dispiaciuto per quanto accaduto, spiegando che non aveva intenzione di uccidere la vittima o provocargli gravi ferite. Il movente non è stato ancora confermato, ma gli investigatori ritengono che sia riconducibile a una lite per una ragazza, come era emerso anche nelle prime ore. Intanto le indagini proseguono. Nel pomeriggio è stato eseguito anche un secondo arresto, quello di Rocco Costanzia, uno dei fratelli di Pietro.
Leggi anche:
- Il machete, la cocaina, l’amputazione: cosa c’è nell’indagine su Pietro Costanzia di Costigliole
- Pietro Costanzia di Costigliole: chi è il giovane nobile accusato per l’aggressione con il machete di Torino
- Torino, fermato un 23enne per l’agguato a colpi di machete. Al giovane aggredito amputata la gamba sinistra