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Salvini all’evento dei sovranisti europei: «Macron guerrafondaio: l’Europa torni luogo di pace» – Il video

Per il leader leghista il voto delle Europee sarà un referendum «tra passato e futuro, tra precarietà e lavoro, tra libertà di pensiero e chi dice cosa si dovrebbe pensare»

Macron «guerrafondaio», il Corano «incompatibile con la libertà e i diritti civili», gli immigrati, «l’ideologia gender»: ne ha per tutti Matteo Salvini nel suo intervento alla kermesse sovranista «The Wind of change» che oggi, 23 marzo, ha avuto luogo a Roma. Il leader del Carroccio, una volta raggiunto il palco districandosi tra sostenitori in cerca di un selfie, ha salutato i presenti con una frecciatina contro i «giornalisti di sinistra» che avevano ipotizzato il flop dell’evento. Ha poi confessato di essersi preparato un discorso, ma di aver deciso di improvvisare dopo aver sentito gli interventi dei suoi predecessori. Dando dunque vita a un’arringa a braccio che ha toccato diversi temi, con un mantra: «Voglio un’Europa che torni a essere luogo di pace, libertà e benessere».

I ringraziamenti a Le Pen

Salvini ha poi voluto ringraziare Marine Le Pen, intervenuta in videocollegamento prima di lui, per dichiarargli il suo appoggio alle prossime europee. «Rispondo in diretta al messaggio di Marine Le Pen, donna leale e coraggiosa. Posso dire tranquillamente che oggi gli italiani che sceglieranno la Lega non sceglieranno mai un altro mandato di Von Der Leyen». La sovranista francese aveva infatti esordito chiedendo indirettamente alla premier Giorgia Meloni: «Sosterrà o meno un secondo mandato della presidente della Commissione Europea?». Domanda retorica, dal momento che ha già una sua teoria a riguardo: «Io penso di sì, e penso anche che l’unico che si opporrà alla politica catastrofica di Von Der Leyen è Matteo Salvini». L’evento di oggi è iniziato alle 14:30, nello studio 7 dei Roma Studios in via Tiburtina 521, nella Capitale. La lista degli invitati si basa sulla galassia del gruppo di estrema destra al Parlamento europeo, Identità e Democrazia.

I preamboli

L’evento è iniziato con qualche minuto di ritardo: per temporeggiare sono state proiettate alcune frasi volte ad anticipare sinteticamente il succo della questione. «No all’ideologia green, no alla burocrazia, no all’invasione dei clandestini». E ancora: «Meno sbarchi, meno tasse, meno divieti». Il tutto tra musiche solenni e canti decisamente più popolari: da Free from Desire (forse omaggio al background da tifoso del leader leghista) ai più italici Giorgio Gaber, Lucio Battisti, Jovanotti e Lucio Dalla. Melodie improvvisamente interrotte per fare un minuto di silenzio, richiesto dall’europarlamentare leghista Marco Zanni, per le vittime dell’attentato terroristico avvenuto ieri a Mosca.

Il vento del cambiamento

Zanni ha aperto la kermesse andando dritto al punto: «I vari provvedimenti liberticidi per i cittadini, gli agricoltori, ha un nome e un cognome. C’è una maggioranza che occupa abusivamente e da troppo tempo quelle che sono le stanze del potere europeo». «Il 9 giugno è un appuntamento in cui gli elettori dovranno fare una scelta – ha proseguito -: tra l’Europa contro l’autonomia, per la centralizzazione di Bruxelles, aperta all’immigrazione clandestina e ai terroristi ma soffocante nei confronti dei cittadini comuni. Noi vogliamo un’Europa che fa meno ma meglio, e riesca a invertire il declino che abbiamo vissuto negli ultimi vent’anni. Per storia, capacità d’azione e visione la Lega di Matteo Salvini può rappresentare il cambiamento di cui abbiamo bisogno a Bruxelles». C’è anche tempo per un po’ di autocompiacimento: «Dobbiamo rivendicare con orgoglio di essere stati gli unici a vedere la piega che la Commissione di Von Der Leyen stava prendendo: quella di politiche di sinistra». L’intervento si è concluso con un augurio: «Buon vento del cambiamento».

«Amiamo il nostro continente»

Zanni ha dunque passato la parola a un primo contributo dalle fiandre, con l’ex leader del Vlaams Belang, Gerolf Annenmas che ha iniziato in un italiano impeccabile: «Sono qui nella splendida Roma. Siamo partner convinti della Lega da quasi 30 anni. Ricordo ancora quando nel 2013 andai a Torino per acclamare il nuovo e giovane Matteo Salvini. Amicizia, fiducia e una leale collaborazione basata su una reciproca libertà di servire innanzitutto gli interessi del proprio popolo. Proprio questo tipo di cooperazione abbiamo in mente parlando di Europa. Amiamo il nostro continente, non siamo contro di lui».

Esaurito il discorso imparato in lingua autoctona, ha proseguito con l’ausilio di un traduttore: «Cari amici una delle cose che spesso si sente è che la gente si aspetta una soluzione da parte dell’Ue. Ma, come si dice da noi, si confessano al diavolo. Ovvero, si gettano proprio nelle braccia di coloro che creano i problemi. Questa Ue ha portato alla chiusura, allo sconvolgimento della nostra filiera energetica, all’implosione della piccola imprenditoria e degli agricoltori. La migrazione di massa, poi, ha sconvolto il nostro sistema di welfare. Il nostro consiglio è: svegliatevi».

Un flop?

La kérmesse odierna era stata preceduta, gli scorsi giorni, da critici di ogni dove che ne hanno preannunciato il flop. Non sono stati segnali incoraggianti la diserzione di Luca Zaia, il presidente veneto che ha dato la precedenza a «una serie di inaugurazioni» che aveva «programmato da tempo», come da lui stesso dichiarato. Nemmeno oltralpe l’invito all’evento sembra aver generato troppo entusiasmo. Rumorose assenze, infatti, sono quelle tra gli esponenti di Rassemblement National, a cominciare da Jordan Bardella, capolista del partito francese di Marine Le Pen, che nei giorni scorsi non è riuscito a reprimere commenti stizziti sul modo con cui il leader del Carroccio aveva commentato la rielezione di Vladimir Putin. A rispondere picche sono stati anche gli esponenti di Afd (Alternative für Deutschland), l’ultra-destra tedesca che conta 78 deputati nel Parlamento di Berlino.

La risposta di Salvini

Segnali che però non sembravano aver intimorito Salvini: «Se deve ritenersi un flop un evento che porta gente da Lisbona, Parigi, Vienna, Bruxelles e Washington per parlare di lavoro e di futuro… Degli altri non ho notizie, se non i ritiri di due giorni nelle spa», aveva commentato il leader leghista. A Roma è arrivato André Ventura, il leader portoghese di Chega, partito sovranista lusitano che ha sbaragliato i pronostici prendendo oltre il 18% dei voti nelle elezioni anticipate dello scorso 10 marzo. Presente anche il partito austriaco di destra FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs) con Harald Vilimsky.

«Due idee diverse di Europa»

Sia gli ospiti che i padroni di casa hanno lasciato il posto senza concedere dichiarazioni ai giornalisti, blindati in macchine scure grazie a cui sono riusciti a evitare la stampa. Marco Zanni, tuttavia, si è affacciato in tempo per ribadire come Macron e Le Pen rappresentino due idee opposte di Europa. «La dicotomia Le Pen – Macron riguarda anche gli elettori italiani, e su questo spingeremo – ha dichiarato -. Rappresenta lo scontro tra due idee di Europa. Da un lato Macron che soffoca l’identità nazionale del suo Paese e parla di un’identità europea, ma riteniamo che non sia quello il modello di Europa di cui oggi c’è bisogno. Non su tutto lo scibile umano, ma almeno sui progetti che vale la pena fare insieme».

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