Musica, torna il «Fuoco Sacro» dei Cor Veleno: «Fieri di essere ancora degli outsider» – L’intervista
Si intitola Fuoco Sacro il nuovo album dei Cor Veleno, formazione rap che ha fatto la storia del genere in Italia. Suono old school ma sottoposto a lunghe session sperimentali, impegno sociale, in autentico stile hip hop, ai confini del cantautorato della tradizione italiana. Sono queste le caratteristiche che negli ultimi trent’anni hanno fatto brillare i lavori della crew romana. Squarta, Grandi Numeri e Primo Brown fondano i Cor Veleno intorno alla metà degli anni ’90, sono tra i primi a praticare una disciplina musicale che ancora conta pochissimi adepti nel nostro Paese: i brani dagli Stati Uniti arrivano con il contagocce, girano audiocassette, registrazioni pirata, in puro stile underground. Panorama dove debuttano con 21 Tyson, ottenendo un grande successo. All’ inizio del nuovo millennio escono Rock ‘n’ Roll e Heavy Metal, con ciò i Cor Veleno mostrano il biglietto da visita: portano il rap oltre i confini del genere allora concepiti, lavorano con gli strumenti, mescolano sonorità, sono più intimi nei testi, concepiti con una forte inclinazione poetica, senza perdere la verve della narrazione di strada.
Il successo e la tragedia
Nel 2006 il salto in major ed esce Nuovo nuovo, disco che rappresenterà un punto fermo nella storia del rap in Italia, un manifesto generazionale definitivo, e al gruppo si unisce il basso di Gabbo. Nel 2014 Primo Brown, ormai considerato il poeta della scena italiana, annuncia il ritiro dalle scene. Morirà per un male incurabile la notte di Capodanno tra 2015 e 2016, ma ancora oggi risulta presente non solo in tutti i lavori dei Cor Veleno ma nei lavori di tutta la scena rap italiana, rievocato spesso come santo protettore del game di casa nostra. La rap band torna sul mercato nel 2018 con Lo spirito che suona, il primo disco senza Primo Brown anche se la sua voce è presente in ogni singola traccia. Poi una lunga pausa e il rientro con un progetto del tutto particolare, un album insieme ai Tre Allegri Ragazzi Morti, band cult del circuito indie, si intitola Meme K Ultra ed è acclamato da pubblico e critica.
Il nuovo disco
Fuoco Sacro è l’ottavo album dei Cor Veleno, un titolo che rappresenta perfettamente la fame di un collettivo che sembra aver capito prima e meglio degli altri le potenzialità letterarie, sociali e musicali del rap. «Il Fuoco Sacro – dicono infatti a Open – è quello che ti spinge ogni giorno a non pensare che sei arrivato, che hai finito, ma sperimentare, provare, cogliere tutto quello che è nuovo». Una conferma per i Cor Veleno, che procedono nella propria visione così nitida, all’insegna dell’arte, contro qualsiasi logica discografica. Quando ci incontriamo sono i giorni della proposta del sottosegretario Mazzi di un protocollo per vietare la violenza esplicita nei brani rap: «Queste iniziative servono proprio a rasserenare gli animi – commentano sarcastici -, ci domandiamo se ci sarà mai un protocollo anche per i politici, visto che sono più inclini a delinquere dei musicisti». Per questo album la band ha chiamato a collaborare molti artisti: da leggende del rap come Inoki, Colle Der Fomento e Fabri Fibra, ad alcuni dei nuovi protagonisti come Nayt, Franco 126, Willie Peyote e Mostro; fino a talenti emergenti come Ele A, Ugo Crepa e Klaus Noir. Spiccano le gaitas (strumenti a fiato del caribe colombiano) di Marlon Peroza, gaitero e cantante colombiano nominato ai Latin Grammy 2020. Questo perché il loro approccio al rap, essendo di matrice così fortemente artistica, permette un’apertura verso tutto e tutti. L’importante è essere spinti nell’azione dal loro stesso Fuoco Sacro, lo stesso che ha condizionato l’intera storia della crew romana.
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