Caso Emiliano. «Sulle sue parole serve un approfondimento in Commissione Antimafia». Decaro lo smentisce: «Ricorda male, mai stato dalla sorella del boss»
Continua a non chiudersi il caso del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Nella bufera per aver ricordato un episodio in cui, a casa della sorella di un boss locale, si assicurò che il suo assessore alla mobilità dell’epoca, l’attuale sindaco di Bari Antonio Decaro, fosse libero di operare in tranquillità. «Le dichiarazioni rese pubblicamente ieri dal presidente Emiliano sono degne di un approfondimento della commissione antimafia», ha commentato il vice presidente della commissione Antimafia, Mauro D’Attis. «Sul caso di Bari – prosegue D’Attis – oltre che acquisiti tutti gli atti, va programmata anche una serie di audizioni. Tra queste quella di Antonio Di Matteo, ex presidente dell’Amtab, la municipalizzata di Bari che oggi su un quotidiano locale parla di concorsi truccati, denunce e, soprattutto omertà: parole che disegnano un quadro gravissimo, patologico, che merita un attento approfondimento in tutte le sedi». Adesso però, dopo le polemiche insorte, il primo cittadino di Bari smentisce le parole dette dal governatore. E precisa che non è mai stato a casa della sorella del boss.
Cosa è successo
Nelle ultime ore ha sollevato una certa polemica una frase pronunciata dal governatore della Puglia dal palco in difesa del sindaco di Bari. Nel suo intervento il presidente di regione ha ricordato il periodo in cui Decaro era suo assessore mentre lui, invece, ricopriva il ruolo di sindaco. Decaro, all’epoca era alle prese con la decisione di chiudere al traffico Bari Vecchia. Subì minacce. Allora Emiliano lo portò a casa della sorella del boss Antonio Capriati per «affidarglielo». «Un giorno sento bussare alla porta, Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice che era stato a piazza San Pietro e uno gli aveva ha messo una pistola dietro la schiena perché lui stava facendo i sopralluoghi per la ztl di Bari vecchia (…). Lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine», racconta il governatore. «Quindi, gli ho detto, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido». Parole che poi, davanti alla valanga di dichiarazioni negative dal centrodestra in particolar modo, sono state chiarite ulteriormente da Emiliano stesso. «Leggo agenzie nelle quali si fraintende una frase che ventimila persone presenti oggi in piazza hanno perfettamente compreso. (…) Andai di persona dalla sorella incensurata del boss Antonio Capriati, che avevo arrestato e fatto rinviare a giudizio e poi condannare per omicidio, per farle capire che le cose erano cambiate, quegli atteggiamenti non erano più tollerati, che potevano rivolgersi all’assessore solo con modi civili ed educati (e qui l’iperbole “te lo affido se ha bisogno di bere, di assistenza“) visto che si trovava lì per svolgere il suo lavoro». «Quando dopo pochi mesi – ha aggiunto il presidente pugliese – confiscammo come Comune di Bari le case della famiglia Capriati site lì vicino, nessuno si oppose e adesso quelle case sono centri sociali importanti e mai nessuno li ha più infastiditi. Questi i fatti. Questa la mia condotta, che ripeterei. Perché Decaro potè finire tranquillamente il suo lavoro di assessore al traffico creando la ZTL a Bari vecchia e perché abbiamo realizzato un enorme lavoro per liberare piazza San Pietro. Agii come avrebbe agito un carabiniere di fronte ad un fatto non perfettamente definito che andava stroncato con la autorevolezza della figura del sindaco che senza strepiti risolse ogni problema e mise tranquilli coloro che avevano creato problemi».
La versione di Decaro
Il sindaco di Bari, mentre dal Viminale hanno inviato degli ispettori per la procedura che potrebbe portare allo scioglimento del consiglio comunale di Bari (dove si vota a giugno) dopo i 130 arresti per mafia, smentisce le parole del governatore pugliese. «Per quanto attiene a quell’episodio in particolare, di quasi venti anni fa, Emiliano non ricorda bene. È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella», spiega. E ancora: «Su queste cose bisogna essere assolutamente precisi. Innanzitutto è bene ricordare il contesto. C’era un magistrato antimafia appena eletto sindaco, in un quartiere, come quello di Bari vecchia, abituato da sempre al parcheggio selvaggio nella totale illegalità. Immaginatevi quali potessero essere le reazioni davanti a un giovane assessore che si permetteva di entrare nel quartiere per rivoluzionare completamente le consuetudini, a partire dalla mobilità, pedonalizzando buona parte delle strade e installando le telecamere sui varchi di accesso». «Dopo qualche diverbio con alcuni residenti – ha aggiunto – un giorno, mentre entravamo nella Cattedrale, incontrammo alcuni ragazzi in piazza, anche loro parecchio ‘scettici’ sulle nuove regole, che cominciarono a inveire contro di me. Michele disse loro di lasciarmi in pace perché dovevo lavorare per i bambini del quartiere». «La signora in questione invece – conclude il sindaco Decaro – come raccontarono le cronache dell’epoca, la incontrai per strada, molto tempo dopo la chiusura al traffico, e ci litigai perché non si rassegnava all’installazione delle fioriere che impedivano il transito delle auto».
(foto ANSA / DONATO FASANO)