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Addio a Paolo Inzerilli, il generale che fu a capo di Gladio

24 Marzo 2024 - 20:17 Redazione
Subì un processo, lungo anni e chiuso con l'assoluzione. «Una figura di spicco nel panorama dei servizi segreti italiani e un valoroso ufficiale degli Alpini», ricorda l'associazione Stay Behind

Il generale di Corpo d’armata Paolo Inzerilli, capo di Stato Maggiore dei servizi segreti militari-Sismi dal 1989 al 1991 è morto oggi all’età di 90 anni. Inzerilli guidò Gladio dal 1974 al 1986 e fu capo dell’Ufficio Nazionale di Sicurezza dal 1987 al 1989. La notizia è diffusa dalla sua Associazione Stay Behind, di cui Inzerilli è stato anche presidente tra il 1996 e il 1998. «Una figura di spicco nel panorama dei servizi segreti italiani e un valoroso ufficiale degli Alpini», recita la nota. «Con grande tristezza, l’Associazione Stay Behind annuncia la scomparsa del generale Paolo Inzerilli, figura di spicco nel panorama dei servizi segreti italiani e un valoroso ufficiale degli Alpini», ricorda l’associazione.

Inzerilli ha avuto, nella sua lunga carriere, incarichi di responsabilità, prima negli alpini poi come esperto nei servizi segreti italiani, come responsabile dell’Ufficio centrale sicurezza e poi (dall’89 al ’91) come capo di Stato Maggiore nel Sismi, l’intelligence militare. Dal 1974 al 1986 aveva guidato l’Ufficio Nazionale di Sicurezza. Ha guidato l’organizzazione segreta della Nato denominata Gladio (‘Stay behind‘), nata nell’epoca della guerra fredda da un accordo tra la Cia e i servizi segreti italiani, per evitare l’ingerenza nell’area occidentale dell’Unione sovietica e del resto dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia non ultima la Jugoslavia. Il nome Gladio però divenne pubblico il 3 agosto 1990, quando l’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti, davanti alla Commissione stragi, rese nota l’esistenza di una struttura segreta dei servizi. Inzerilli subì un processo lungo anni. Nel luglio del 2001 subito dopo l’assoluzione dichiarò: «Dopo 11 anni passati tra uffici giudiziari e aula di Rebibbia è arrivata non solo l’assoluzione mia e dei miei colleghi, ma anche quella di Gladio».

(Il colonnello Inzerilli con l’ammiraglio Martini, nell’aula buncker di Rebibbia, a Roma, dove si celebrò il processo Gladio. Brambatti/ANSA/CD)

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