Nato, sale la tensione a Est dopo l’attentato di Mosca. L’oppositore russo: «Putin potrebbe usare il nucleare»
Piegare la narrativa della strage del Crocus contro l’Ucraina, intensificare la violenza degli attacchi contro i civili di Kiev, provocare i paesi Nato al confine per saggiare le loro capacità di risposta. E nel caso di escalation, utilizzare armi nucleari. Sono nubi sempre più cupe quelle che si addensano in Europa orientale, e dalla linea del fronte in Ucraina si allargano da Mosca a Bruxelles. Qui gli alleati del Patto Atlantico cercano di immaginare quali saranno le prossime mosse di Vladimir Putin, alla luce del terribile attentato di Mosca. Il primo indizio è arrivato dal discorso alla nazione del giorno seguente. A rivendicazione dei terroristi dell’Isis già avvenuta, il presidente russo continuava a puntare il dito su Kiev. E così gli analisti occidentali – come spiega Claudio Tito su la Repubblica – temono che la strage verrà utilizzata per intensificare la violenza degli attacchi in Ucraina e prendere di mira, più di quanto non stia già accadendo, i civili. Per fare questo, la macchina della disinformazione si è già messa in moto. Su X – il fu Twitter – sono comparsi centinaia di profili bot, con messaggi e foto identiche, che accusano Kiev dell’attentato. Intorbidire le acque in un momento in cui le cancellerie occidentali mostrano evidenti crepe nel sostegno a Kiev potrebbe spingere l’opinione pubblica ancora più lontano dalla solidarietà al paese invaso. Da Washington all’Europa, è evidente una sorta di stanchezza che rende meno convinto il sostegno agli ucraini, che si concretizza in un rallentamento nell’approvazione di nuovi aiuti militari e nei ritardi nell’invio di armi e munizioni. Kiev ha bisogno dell’Occidente per fermare l’avanzata della Russia, e diffondere fake news sulle responsabilità ucraine nell’attentato a Mosca potrebbe indebolire ancor di più la risolutezza del fronte pro-Kiev.
Risposta nucleare
Dividere gli alleati è il primo passo perché si materializzi una delle paure più grandi per gli analisti occidentali. Ossia una provocazione russa contro un Paese Nato. Come la violazione dello spazio aereo in Polonia di domenica, o un qualsiasi altro piccolo incidente a Est, sempre in Polonia o con i Paesi Baltici, per saggiare le capacità – e la velocità – di risposta degli Alleati. In questo senso fanno gioco al Cremlino le elezioni di giugno in Europa e quelle di novembre negli Stati Uniti, un ingorgo elettorale che può “distrarre” i governi coinvolti. «Militarmente la Russia è più debole della Nato. Se mai si arrivasse a uno scontro con la Nato, Putin userà subito le armi nucleari. Perché è più debole e lo sa», spiega a la Repubblica Grigorij Javlinskij, 71 anni, economista e fondatore del partito liberale Jabloko che fino al 2004 sedeva in Parlamento. Secondo l’oppositore russo, una escalation non è inverosimile. Anzi. Tutto dipenderà da come il Cremlino risponderà alle domande sulla strage: «C’è qualcuno dietro all’Isis? Qualcuno ha pagato per questo attacco terroristico? Chi è l’organizzatore? Molto dipende da come il Cremlino risponderà a queste domande. Ma, naturalmente, le sue risposte saranno conformi ai suoi interessi». Intanto «la situazione è precipitata bruscamente». Quello di Mosca può essere un cigno nero, uno di quegli eventi che cambia il corso della storia. «Potrebbe diventare una moderna Sarajevo. Ricordate la storia», ammonisce Javlinskij riferendosi all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando che provocò la Prima guerra mondiale.
Rafforzamenti a Est
L’unico modo per interrompere questa corsa folle, aggiunge il politico, è l’immediato cessate il fuoco. «Dobbiamo ripensare radicalmente le minacce tattiche e strategiche, reali e potenziali. Dobbiamo fermare le stupide richieste isteriche di “resa” o “bandiera bianca”. Il pericolo di una grande guerra si avvicina», e Putin, secondo l’oppositore, non si farebbe problemi a usare armi nucleari per colmare il gap con gli avversari. Forse anche in vista di tutto questo, i paesi dell’Alleanza potrebbero decidere di intensificare quel processo di rafforzamento delle difese e di schieramento i truppe sul confine orientale, tra Polonia, Romania e Bulgaria.
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