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Cos’è l’Elvis Act approvato in Tennessee e perché riguarda la musica di tutto il mondo

25 Marzo 2024 - 17:46 Gabriele Fazio
Una vecchia legge che si occupava di altri tratti distintivi dell "identità artistica", ora si candida a proteggere i musicisti dalle deepfakes prodotte dall'intelligenza artificiale

Il Tennessee è il primo stato americano ad approvare l’Elvis Act, una legge in vigore dal prossimo 1 luglio che tutela cantautori, artisti e in generale professionisti dell’industria musicale dai potenziali pericoli dell’intelligenza artificiale, le cosiddette deepfakes. Il nome della legge sta per Ensuring Likeness Voice and Image Security, ma si tratta anche di un omaggio al re del rock Elvis Presley, la cui morte nel 1977 scatenò una serie di diatribe legali legate alla sua immagine, che per molti, al momento della dipartita, doveva immediatamente diventare di dominio pubblico, cosa che costrinse i legislatori dell’epoca a proporre in tal senso una legge ad hoc che specificasse che «I diritti soggettivi costituiscono diritti patrimoniali e sono liberamente cedibili e cedibili in licenza, e non si estinguono con la morte dell’individuo». Così l’Elvis act in realtà risulta essere l’aggiornamento di una legge statale già esistente, solo che riguardava altri tratti distintivi di un’identità artistica, più che altro nome, immagine e somiglianza fisica. Battaglie ormai anacronistiche, l’Elvis Act proteggerà da luglio dai potenziali problemi, soprattutto di natura economica, relativi al plagio computerizzato della voce degli artisti, cosa ormai alla portata di una qualsiasi app di uso comune. Per capire la portata del fenomeno basta digitare deepfake music su YouTube per trovarsi dinanzi ad una lunga e piuttosto divertente lista di canzoni che l’AI riesce a mettere in bocca ad artisti (o non artisti) non originali: Frank Sinatra che canta Smells Like Teen Spirit dei Nirvana o Bohemian Rhapsody dei Queen, e Freddy Mercury che canta Thriller di Michael Jackson, che a sua volta canta la mitica colonna sonora di Rocky Eye of the Tiger, o perfino Johnny Cash che rispolvera Barbie Girl degli Aqua. Ma si va anche oltre con Joe Biden che canta If I Only Had a Brain, tratta da Il Mago di Oz, e Donald Trump alle prese con Havana di Camila Cabello; in Italia in questo senso sono diventate virali le performance musicali di Gerry Scotti, che tramite AI abbiamo visto nei panni di Lazza con Cenere o addirittura in quelli di Eminem con The Real Slim Shady.

L’intelligenza Artificiale sta diventando un grosso problema non solo per la musica ma per tutta l’industria culturale, basti pensare allo sciopero di attori e sceneggiatori contro, tra le altre cose, l’abuso di AI che ha fatto tremare Hollywood lo scorso anno; tant’è che sono in molti infatti negli Stati Uniti a ritenere questa legge ancora troppo poco e questa nuova tecnologia un mostro al momento quasi impossibile da sconfiggere; ma è molto apprezzato l’interesse della politica riguardo la particolare problematica. Lo ha dichiarato al Guardian anche la star country Luke Bryan: «Le cose arrivano sul mio telefono e non posso dire che non sono io. È un vero affare adesso e spero che questa legge lo freni e lo rallenti». Il governatore del Tennessee Bill Lee ha scelto un luogo iconico per la firma della legge, l’honky-tonk Robert’s Western World di Nashville, uno dei templi del country, dichiarando «Da Beale Street a Broadway, a Bristol e oltre, il Tennessee è noto per il nostro ricco patrimonio artistico che racconta la storia del nostro grande stato. Mentre il panorama tecnologico si evolve con l’intelligenza artificiale – prosegue – ringrazio l’Assemblea Generale per la sua collaborazione nella creazione di protezione legale per i nostri migliori artisti e cantautori».

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