Un lavoratore su 5 in Italia è in part-time: «Così le aziende sfruttano la precarietà»
Un lavoratore su cinque in Italia ha un lavoro part-time. Ed è involontario in un caso su due. Questo è il risultato di un’indagine della Cgil raccontata oggi da Repubblica. Nel Belpaese l’incidenza del cosiddetto part-time involontario è pari al 57,9%: la più alta di tutta l’Unione Europea. Il sindacato denuncia che la stragrande maggioranza dei part time involontari e le condizioni di estrema flessibilità nell’uso degli orari rendono i lavoratori persone che si devono adattare al ciclo e agli orari delle aziende». Quando non è peggio: «Come emerge anche dall’attività ispettiva condotta dall’Inail, in un rapporto regolarizzato a part time spesso si nasconde un full time irregolare».
Part e full time
La Cisl invece nel report lavoro del quarto trimestre 2023 dice che i lavoratori part time hanno ricominciato ad aumentare. I lavoratori a tempo parziale sono 4,3 milioni. Ma l’incidenza sul totale degli occupati è del 7% per gli uomini e del 31,1% per le donne. La retribuzione annua ammonta a poco più di 11 mila euro. Con l’occupazione discontinua scende a poco più di 6 mila. Giuseppina Magogna lavora part time a Siena e spiega: «Da anni tento di passare il full time, e come delegata sindacale mi batto perché tutti possano avere questa possibilità. Ma alle aziende conviene di più il giochino delle ore supplementari, che nessuno si rifiuta di fare perché tutti hanno bisogno di lavorare e di guadagnare qualche soldino in più. E poi, soprattutto i giovani, i neoassunti, sperano che in questo modo l’azienda decida poi di stabilizzarli, con un contratto a tempo pieno».
Flessibilità e precarietà
Ma poi non avviene «perché in questo modo l’azienda mantiene la flessibilità, perché ci sono giorni in cui magari c’è qualcuno malato da sostituire, e giorni in cui non servono ore supplementari. Così si mantiene anche una produttività più alta. Senza contare che i lavoratori più ricattabili, quelli sia part time che a tempo determinato, sono disposti anche ad accettare le ore supplementari senza rispettare i parametri e le procedure che garantiscono la salute e la sicurezza dei dipendenti».
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