Michele Emiliano e la voglia di rivendicare il “modello Bari”. Che si è trasformata in un boomerang – Il videocommento
L’attenzione della politica nazionale in queste ore è concentrata (oltre ai grossi avvenimenti internazionali) sulla città di Bari. L’inchiesta che ha portato all’arresto di una consigliera comunale eletta col centrodestra e passata al centrosinistra, con la successiva decisione del ministro Matteo Piantedosi di inviare una “commissione di accesso” per valutare i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata nel comune, si stava trasformando, paradossalmente, in un successo politico del sindaco uscente Antonio Decaro, che ha anche convocato una grossa manifestazione di piazza, sabato scorso. Quando però sul palco della manifestazione sale Michele Emiliano sulla città cala il gelo e Decaro è costretto ad abbassare i toni anche nei confronti del governo.
Ma perché Emiliano ha fatto questa scelta?
Emiliano fa una scelta apparentemente incomprensibile: sale sul palco e racconta che all’inizio dell’esperienza politica che tiene Bari a sinistra esattamente da vent’anni, dal 2004, “affidò” Decaro alla sorella di un mafioso perché il comune aveva bisogno di rapportarsi con il mondo vicino alla criminalità organizzata vera e propria. Ma perché ha raccontato un episodio così controverso? Probabilmente la sua idea è stata quella di rivendicare il ruolo che ha avuto nella costruzione della presenza così forte del centrosinistra a Bari e anche in Puglia negli scorsi vent’anni, un ruolo innegabile che però oggi vede la sua figura quasi marginalizzata e con poco futuro politico, difficilmente infatti sarà possibile un terzo mandato da governatore e i rapporti con Elly Schlein sono pessimi. L’effetto è stato però un innegabile boomerang, soprattutto per il suo delfino, Antonio Decaro.
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