Licenziate le due vigilesse di Bari che avevano chiesto aiuto al fedelissimo del boss per vendicare gli insulti di un automobilista
Sono state licenziate le due vigilesse di Bari che nel 2017 avevano chiesto aiuto a un esponente del clan Parisi per vendicare un insulto subito da un automobilista. Le due agenti della polizia locale erano state già sospese dopo che i loro nomi erano emersi, assieme ad altri pubblici ufficiali, nell’inchiesta «Codice interno», che aveva portato all’arresto di 130 persone. Tra queste anche l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e la moglie Maria Carmen Lorusso, ex consigliera comunale. Oltre alle due vigilasse, indagate per omessa denuncia, è coinvolta nell’indagine anche una funzionaria della Prefettura, che aveva chiesto a un altro membro del clan Parisi di riottenere la sua auto, dopo che le era stata rubata. Sul caso il Viminale, oltre all’invio della commissione d’accesso che sta verificando eventuali infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale barese, aveva inviato anche gli ispettori per approfondire la posizione della funzionaria, ancora al suo posto in Prefettura.
Nel 2017 le due vigilasse avevano multato un automobilista che aveva ignorato un semaforo rosso. L’uomo aveva protestato fino a insultare e minacciare le due agenti della polizia locale. Le due donne si sono rivolte a Fabio Fiore, ex autista e fedelissimo del boss Savinuccio Parisi. A lui avrebbero chiesto una vendetta per riparare l’offesa subita dall’automobilista. Nelle carte dell’inchiesta, la procura di Bari aveva sottolineato «il comportamento di assoluta “riverenza” assunto da due vigilasse», che dopo quell’episodio non avevano denunciato ma avevano preferito rivolgersi al fedelissimo del boss. Come scrive il pm Fabio Buquicchio «l’autorità da loro riconosciuta è quella criminale mafiosa, visto che entrambe si rivolgono» a Fiore «per metterlo al corrente del comportamento penalmente rilevante tenuto dal trasgressore». Le due vigilasse avrebbero chiamato Fiore almeno cinque volte dopo l’episodio degli insulti e le minacce. L’auto dell’uomo multato era stata poi rubata e ritrovata solo nel giorno della denuncia.
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