Il governo dà la cittadinanza italiana al presidente di Valentino, chi è l’egiziano Rachid Hussein: il passato da ministro licenziato da Mubarak
È diventato cittadino italiano l’imprenditore egiziano Rachid Mohamed Hussein, presidente della maison Valentino. A proporre il suo nome al Cdm di oggi 26 marzo è stato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per «meriti speciali». Hussein è arrivato ai vertici della casa di moda italiana nel luglio 2012, quando in qualità di Ceo di Mayhoola, un fondo della famiglia reale del Qatar, ha gestito l’acquisizione da parte del fondo di Valentino per una cifra dichiarata di 700 milioni di euro. Sotto la sua gestione, Hussein ha imposto suoi manager di fiducia nei ruoli chiave della società con una nuova organizzazione, portato la maison a quadruplicare i ricavi arrivati a 1,2 miliardi di euro nel 2023. Nel frattempo Hussein ha venduto il 30% di Valentino al colosso della moda Kering Group per 1,87 miliardi di euro. Un’operazione che sarebbe considerata apripista per una nuova acquisizione di Kering da parte di Mayhoola. A giugno 2016 il fondo qatariota ha poi comprato la casa di moda parigina Balmain per 485 milioni. Racid Hussein ha preso la presidenza di Balmain, anche in questo caso portando la casa di moda a triplicare le sue entrate a 300 milioni fino allo scorso anno. Racid Hussein aveva iniziato la sua carriera da manager negli anni Ottanta lavorando per la Coca-Cola in Egitto. Negli anni Novanta è poi passato a gestire l’azienda di famiglia Fine Foods, attiva nel settore degli alimenti surgelati. Nel 1991 è entrato in Unilever, in cui ha fatto una rapida carriera che lo ha portato a essere il responsabile della società per il Medio Oriente, Il Nord Africa e la Turchia.
Finché nel 2004 non è arrivata la chiamata dell’allora premier egiziano Mohamed Nazif che lo volle nel suo governo. La carriera politica di Rachid Hussein inizia con la nomina di ministro del commercio estero e dell’industria in Egitto. Carica che ricoprirà fino al gennaio 2011, quando scoppiano le proteste contro il regime di Mubarak. Durante le rivolte di piazza Tahir, il ministro egiziano si trovava proprio in italia per un incontro ufficiale con funzionari del governo, prima di partecipare al forum di Davos, come ricorda il Washington post. Dopo che il presidente egiziano azzerò il governo, nel tentativo di restare al potere, Rachid Hussein decise di trasferirsi a Dubai, mentre in Egitto gli venivano congelati tutti i suoi beni, con l’obbligo di non lasciare il Paese. Nel 2011 viene processato in contumacia con le accuse di appropriazione indebita, uso improprio dei fondi pubblici e corruzione. Procedimenti in cui viene inizialmente condannato a diversi anni di carcere e oltre un milione di euro di multe. Da quelle accuse sarà poi assolto. Solo nel 2016 Rachid Hussein raggiunge un accordo transattivo con un comitato giudiziario egiziano, dopo che l’ex ministro aveva dimostrato non solo la sua innocenza, ma anche che i beni della sua famiglia erano precedenti alla nomina di ministro nel 2004. L’anno dopo è potuto tornare in Egitto.
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