«Una città per anziani è una città per tutti». Così le città europee si adattano all’invecchiamento della popolazione per non lasciare nessuno solo
Il numero di abitanti di mezza età si riduce, mentre aumenta quello dei giovani e degli anziani. È questo il trend demografico in atto in molte città occidentali, comprese Milano, Londra e Parigi. Una polarizzazione della curva degli abitanti che deve necessariamente essere tenuta in considerazione dagli amministratori di centri urbani che accolgono nuovi abitanti pieni di energie, ma non possono dimenticarsi dei vecchi abitanti, che di energie ne hanno, a patto di saperle stimolare. A presentare la sfida dal palco del Teatro Franco Parenti è l’Assessore alla Case e al Piano Quartieri del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran, in apertura della giornata del 25 marzo dell’evento Milan Longevity Summit, promossa dalla fondazione SoLongevity. Il summit ha avuto inizio il 14 marzo e si concluderà il 27 marzo all’Università Statale.
Comportamenti per invecchiare bene
Si potrebbe pensare che una città della longevità sia adatta agli anziani, e che di conseguenza non vada bene per i giovani. In realtà – spiegano gli esperti sul palco – le cose non stanno così. Come fa notare il Nicola Palmarini, direttore del Nica, acronimo National Innovation Centre for Ageing, il centro di studi per sull’invecchiamento del governo britannico, in una società occidentale in cui l’invecchiamento della popolazione si pone come una delle maggiori sfide per i prossimi decenni, è importante che questa longevità sia accompagnata da una buona salute fisica e mentale. Invecchiare bene è in primis una questione di comportamenti – dato che da essi derivano la maggior parte delle cause di morte nei Paesi occidentali – e quindi di istruzione, che deve iniziare fin dalla giovane età.
L’alimentazione
Il punto di partenza è l’abitudine a una vita sana e attiva sia mentalmente che fisicamente che le amministrazioni devono favorire con misure apposite. Queste possono essere grandi o piccole, messe in atto da pubblici o privati. Uno studio dell’Università di Oxford riportato dal Times, ad esempio, ha dimostrato che semplicemente indicare i valori nutrizionali e inserire le insalate tra le prime pietanze listate nelle app di delivery è sufficiente a ridurre di 200 kcal l’apporto energetico del pasto medio ordinato dai clienti, che altrimenti ammonta a circa 1.400 kcal. Un regolamento che favorisca questa partica potrebbe portare le persone che ordinano spesso a domicilio ad avere un’alimentazione più sana. Le conseguenze di un’alimentazione scorretta possono non manifestarsi in giovane età, ma spesso diventano evidenti man mano che l’età avanza.
«Una città per anziani è una città per tutti»
«Nessuna questione è relativa solo alle terza età», commenta a riguardo l’architetto Stefano Boeri. Semplicemente, continua il progettista del Bosco Verticale, «nella terza età si manifestano in maniera più evidente disagi vissuti da tutti. Ad esempio la qualità dell’aria che incrementa la debolezza polmonare, facilitando i contagi di malattie come il Covid, che a loro volta incidono maggiormente sugli anziani». Uno degli aspetti su cui si può agire, ricorda l’architetto, è quello del verde urbano. Aumentare la copertura arborea e e piantumazioni delle città consente di assorbire sostanze inquinanti che avvelenano l’aria. Ma anche di ridurre i picchi di temperatura e di trattenere l’acqua che altrimenti rischia di allagare le strade. Ed è possibile ottenere risultati migliori scegliendo le giuste specie. Inoltre, spesso gli spazi verdi sono spazi comuni fondamentali per agire su un problema che affligge sia giovani che anziani.
Affrontare l’epidemia di solitudine: l’esempio di Barcellona
Le grandi aree urbane concentrano tantissime persone in uno spazio ridotto. Eppure, un numero sempre maggiore di persone soffre di solitudine, soprattutto giovani e anziani. La situazione è precipitata in seguito alla pandemia da Covid-19, tanto che negli Usa è stata dichiarata un’epidemia pubblica. Per questo, gli esperti si appellano agli amministratori affinché le città possano ritrovare un senso di comunità. Un tentativo riuscito è quello di Barcellona, racconta l’architetto Josep Bohigas, che dirige la pianificazione urbana della città catalana. Nella capitale della Catalogna, sono stati creati dei superisolati, che comprendono nove isolati ciascuno. La circolazione dei veicoli a motore dei non residenti viene consentita solo all’esterno dei superisolati, permettendo di dedicare le vie interne ad attività di vicinato. «Così, anche all’esterno le persone si sentono come a casa», ha spiegato Bohigas.
Strade per tutti
A Parigi si sta tentando di ricreare un senso di comunità seguendo i princìpi della città dei 15 minuti. E anche in Italia alcune realtà stanno provando a implementare interventi simili, come Milano con la riqualificazione di Viale Argonne. «Ci sono state lamentele perché sono stati tolti alcuni posti auto, ma ora nel viale si vedono persone che prima nemmeno uscivano: come anziani, ragazzini e persone con disabilità motorie. La longevità diventa chiave per influenzare tutte le politiche pubbliche», commenta Maran. Creare un senso di comunità permette anche a chi non è più produttivo lavorativamente di non sentirsi escluso dalla società. Nella stessa ottica, Boeri suggerisce di usare gli spazi delle scuole come spazi comunitari, quando le lezioni non sono in corso.
Una città della longevità non lascia indietro nessuno
«Viviamo in un mondo dove chi non è “produttivo” viene stigmatizzato. Dobbiamo agire su questo aspetto per evitare che chi non lo è in maniera tradizionale si senta comunque incluso e utile», spiega dal palco François Sarközy, fratello dell’ex presidente francese Nicolas, a capo del gruppo di consulenza sanitaria FSNB. In merito a quest’ultimo aspetto, il comune di Bergamo – la prima città italiana aderente al progetto City of Longevity, seguita da Cremona – ha messo in atto alcune iniziative specifiche per gli anziani. Tra queste, spiega il primo cittadino bergamasco Giorgio Gori, c’è Lisa, un programma tramite il quale gli anziani soli ricevono una chiamata da un operatore telefonico ogni giorni. L’obiettivo? Semplicemente chiacchierare, sapere come stanno, e fare sì che nessuno si senta escluso e mortificato da una società che guarda in avanti spesso senza girarsi a guardare chi rimane indietro.
In copertina: Sascha Kohlmann / Flicker | Old man at tram stop
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