Più neve nel 2024 che nel 1999? Non dimostra che il cambiamento climatico non esista
Due immagini che mostrano la copertura nevosa al 13 gennaio 1999, e dello stesso giorno nel 2024, 25 anni dopo. «Del climate boiling non c’è traccia», scrivono coloro che condividono il contenuto per dimostrare che – appunto – il cambiamento climatico non esiste. Tuttavia, il confronto non dimostra che il cambiamento climatico non esista, e non toglie che quello del 2024 è stato il gennaio più caldo mai registrato.
Per chi ha fretta:
- Viene mostrato un confronto tra la copertura nevosa nell’emisfero boreale del 13 gennaio 1999 e quella dello stesso giorno del 2024.
- Il confronto viene usato per sostenere che il cambiamento climatico non esista.
- In realtà, due dati riferiti a due momenti specifici non sono esemplificativi.
- E quindi il confronto non dimostra che il cambiamento climatico non esista.
Analisi
Vediamo uno screenshot di uno dei post oggetto di verifica (altri esempi qui e qui). Il contenuto viene diffuso dalla pagina Attività Solare, non nuova alla pubblicazione di informazioni fuorvianti. Nella descrizione si legge:
Confronto della superficie nevosa (snow cover) dell’emisfero nord tra le giornate del 13 gennaio 1999-2024. Sono passati ben 25 anni, ma del climate boiling non vi è traccia.
Come indicato nelle immagini stesse, le grafiche sono tratte dal Global Snow Lab della Rutgers University, l’Università dello Stato del New Jersey, Usa. Le elaborazioni corrispondono a quanto si ottiene effettivamente sul sito dell’istituto per il 2024 e per il 1999. Si nota che, rispetto a quest’anno, 25 anni fa la copertura nevosa era molto maggiore sull’Europa Centrale, in particolare su Francia e Germania e che anche sull’Italia nordoccidentale c’era della neve. Anche sulla Cina la neve era più di ora, mentre nella fascia Sud Ovest degli Stati Uniti, la copertura nevosa era più ridotta.
Una correlazione inesistente
Come abbiamo visto in altri articoli, utilizzare le condizioni meteorologiche di un solo giorno o un solo momento, confrontandole con quelle di un momento analogo del passato, non costituisce una base sufficiente a provare o smentire gli effetti dei cambiamenti climatici. Questi possono essere misurati su medie trentennali, e non su dati estemporanei. Per questo, riportare le temperature di un giorno di dicembre del 1932 o ricordare che anche negli ’50 si erano già raggiunti i 40 gradi in alcune città italiane, non serve a niente. Lo stesso concetto è stato espresso ad AFP dal direttore del Rutgers Global Snow Lab David Robinson: «Non è possibile collegare una mappa o un mese al cambiamento climatico. È necessario guardare agli anni, se non ai decenni, per avere un’idea di dove e perché l’estensione della copertura nevosa può o meno cambiare».
Gennaio 2024 il più caldo mai registrato
Soprattutto alla luce delle rilevazioni di satellitari di Copernicus, il programma dell’UE per il monitoraggio della salute della Terra. Queste dimostrano che quello del 2024 è stato il gennaio più caldo mai registrato sulla Terra, mese che arriva dopo il 2023, l’anno più caldo mai registrato. Ricordiamo, inoltre, come il cambiamento climatico possa incrementare l’intensità delle ondate di freddo, e così come la conseguente copertura nevosa.
Conclusioni
Viene mostrato un confronto tra la copertura nevosa nell’emisfero boreale al 13 gennaio 1999 e quella dello stesso giorno del 2024. Il confronto viene usato per sostenere che il cambiamento climatico non esista. In realtà, due dati riferiti a due momenti specifici non sono esemplificativi. E quindi il confronto non dimostra che il cambiamento climatico non esista.
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