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Tensioni nelle Università, la ministra Bernini chiama il capo della polizia: «Alla Sapienza azione squalificante»

26 Marzo 2024 - 19:13 Alba Romano
Protestano Pd e Sinistra-Verdi, che accusano la ministra dell'Università di voler «aumentare il livello della tensione» negli atenei

La ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha chiamato oggi, martedì 26 marzo, il capo della Polizia Vittorio Pisani. I due, fa sapere Ansa, si confronteranno nei prossimi giorni sulla situazione all’interno degli Atenei. L’incontro servirà infatti sia per fare una ricognizione sul livello di allarme raggiunto dalle Università di tutta Italia, sia per una valutazione sui modi più opportuni per intervenire allo scopo di coniugare libertà e sicurezza all’interno delle stesse. Né militarizzazione, né tantomeno lassismo: dovrebbe essere, da quanto si apprende dall’agenzia di stampa, l’approccio che adotterà il governo Meloni davanti agli episodi verificatisi di recente negli atenei. L’ultimo a La Sapienza di Roma dove in mattinata ci sono stati momenti di tensione tra studenti e forze di polizia. E dove il Rettorato, occupato a partire da ieri sera per chiedere la rescissione di collaborazioni con gli atenei israeliani in sostegno a Gaza, è stato liberato. Gli studenti e le studentesse hanno fatto sapere che non torneranno in aula magna per oggi «perché volevamo intervenire al Senato accademico e non ci è stato concesso, né abbiamo potuto parlare pubblicamente con la rettrice Antonella Polimeni», ha spiegato Filippo di Cambiare Rotta. L’appuntamento è fissato per il prossimo Senato accademico del 16 aprile e il 9 alla Farnesina, «il giorno prima della scadenza del bando Maeci Italia Israele 2024».

«Azioni squalificanti»

La rettrice dell’Università La Sapienza, Antonella Polimeni, dopo aver ribadito «la più ferma condanna di ogni forma di violenza e di azione illegale e antidemocratica», ha fatto sapere come l’Ateneo sia «disponibile, come sempre è stato, a portare in discussione eventuali istanze della Comunità studentesca, purché queste giungano in modo condiviso attraverso la propria rappresentanza negli Organi e non ledano i principi democratici e i diritti e le libertà altrui», ha affermato Polimeni. «La Sapienza riconosce quali strumenti di comunicazione e di decisione quelli definiti dalle leggi e dai regolamenti, informati dalle norme di convivenza civile che guidano il Paese. Lo Statuto di Sapienza dota l’Ateneo di organi decisionali composti dai rappresentanti eletti delle diverse componenti della Comunità accademica, che portano negli Organi la voce e le opinioni dei soggetti rappresentati».

Ma ciò che è successo all’Università della Capitale ha sollevato l’ira di Bernini. Quest’ultima ha, infatti, definito l’occupazione degli studenti «azioni squalificanti che vanno ben oltre la libera manifestazione del pensiero o la protesta pacifica», ha detto la ministra condannando anche l’aggressione al rettore dell’università di Genova. «Le Università – ha continuato Bernini – non sono zone franche dove si possono mettere in atto intimidazioni o compiere reati. La violenza che alcuni collettivi stanno imponendo all’intera comunità accademica è intollerabile e vede come principali vittime proprio gli studenti. Condanno fermamente quanto sta accadendo e ringrazio le forze dell’ordine per il loro sostegno», ha concluso.

Le reazioni

Per Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra, la decisione di Bernini di coinvolgere il capo della Polizia è «fuori dal mondo». «Non da oggi varie proteste studentesche e momenti di tensione – ha detto Piccolotti – stanno attraversando molti atenei del nostro Paese, non solo per le condizioni materiali e di studio in cui sono costretti gli universitari, ma anche per un’altra questione che deve essere affrontata: la militarizzazione del mondo dell’istruzione, tema su cui noi di Alleanza Verdi e Sinistra siamo mobilitati da mesi insieme a tante associazioni che ci hanno segnalato decine di episodi». Per la parlamentare rossoverde della commissione cultura di Montecitorio «è arrivato il tempo che l’intero mondo dell’istruzione e della ricerca pubbliche restino fuori dai progetti che implicano una collaborazione con l’industria degli armamenti o con le forze armate». 

Secondo l’Alleanza Verdi Sinistra «non sono necessarie lezioni di esponenti dell’esercito nelle scuole, e non è necessaria la presenza di rettori e autorità accademiche nelle fondazioni delle imprese che producono armi. Le università e le scuole italiane debbono tornare a promuovere la cultura della pace e della risoluzione non violenta dei conflitti politici. Le strutture dell’università mettano piuttosto le loro competenze a disposizione del nostro corpo diplomatico, delle istituzioni di diritto internazionale, dei centri di ricerca indipendenti sulle questioni geopolitiche, e dell’intero mondo della cooperazione internazionale, compresi quei soggetti del terzo settore che operano per portare aiuti umanitari e per salvare vite umane. Cercare la strada per la pace, questa deve essere la missione che affidiamo alle migliori menti del Paese. Questo è il compito dei nostri atenei fin dai lontani anni del Medioevo». Anche per questo – ha concluso Piccolotti – «troviamo del tutto fuori dal mondo e irrituale la richiesta che la ministra dell’Università ha rivolto al capo della polizia affinché si intervenga negli atenei. Aumentare il livello di tensione da parte delle Istituzioni è un grave errore e un segnale profondamente sbagliato».

Dello stesso tono il commento del Partito Democratico secondo il quale «è inaccettabile che la ministra Bernini abbia contattato direttamente il capo della Polizia per chiedere di intervenire all’interno degli Atenei!», ha detto il responsabile sicurezza del Pd, ex viceministro dell’Interno, Matteo Mauri. «Ed è inaccettabile – ha aggiunto Mauri – per due motivi. Il primo è che il Capo della Polizia risponde al Ministro dell’Interno e non al Ministro che alza il telefono per primo. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa il Ministro Piantedosi, che è stato evidentemente scavalcato». E il secondo motivo «è che è molto pericoloso che la prima risposta che viene in mente al governo verso chi contesta sia l’intervento della polizia – ha sottolineato il dem -. La ministra dell’Università probabilmente confonde il suo ruolo e i suoi compiti che certo non prevedono la militarizzazione degli atenei».

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