Salvini all’attacco dopo il caso Pioltello: «Chiudere per il Ramadan? Resa all’Islam. Troppi bambini stranieri nelle nostre classi»
Il leader della Lega Matteo Salvini apre un nuovo fronte nella campagna elettorale in vista delle Europee: quello della scuola, della diversità culturale e di fatto del «confronto» con l’Islam. Interrogato sul tema da Bruno Vespa dopo le polemiche per la decisione di un istituto di Pioltello di chiudere nel giorno di festa islamica che segna la fine del Ramadan, il vicepremier ha detto che «bisogna mettere un tetto di alunni stranieri in ogni classe, per tutela loro e per tutela anche di tutti gli altri bambini. Se hai tanti bambini che parlano lingue diverse e non parlano l’italiano è un caos». Secondo Salvini dunque «bisogna controllare la presenza di bambini: un 20% di bambini stranieri in una classe è anche stimolante perché conosci lingue e culture. Ma quando gli italiani sono il 20% dei bambini in classe, come fa una maestra a spiegare?». Quanto al caso di Pioltello, il leader della Lega ha bollato la scelta di chiudere per l’Eid-al-Fitr come «un segnale di cedimento e arretramento» nei confronti dell’Islam. «È giusto spiegare ai bambini di ogni etnia o religione quanto è bello conoscerci, però siamo in Italia: occorre la reciprocità, non credo che in nessun Paese islamico chiudano per la Santa Pasqua o per il Santo Natale. Finché l’Islam non si darà una struttura e non riconoscerà la parità tra uomo e donna chiudere la scuola mi sembra un pessimo segnale», il duro attacco del vicepremier a Porta a Porta.
La sfida «tra guerra e pace» nelle urne Ue (e Usa)
Con Bruno Vespa – nelle trasmissioni Cinque Minuti e Porta a Porta – Salvini ha parlato anche di molti altri temi legati alla campagna elettorale per le Europee, e anche degli assetti post-voto a livello Ue. «Con chi faccio la maggioranza in Ue? Con il centrodestra che governa l’Italia, mi piacerebbe che popolari, conservatori, sovranisti facessero il gruppo che comanda e guida democraticamente l’Ue dei prossimi anni senza i socialisti e Macron». E possibilmente senza al timone Ursula von der Leyen, bollata come «quella che ha portato in piazza trattori, agricoltori, pescatori, quella delle bistecche sintetiche e delle auto elettriche: colei che ha creato problemi non può risolverli». La vera battaglia su cui si dovranno distinguere leader e candidati in questa tornata comunque, per il leader della Lega, sarà quello della scelta tra guerra e pace: «Io dico no a Macron non perché mi stia antipatico ma perché quando parla dell’ipotesi di mandare i soldati a morire fuori dai confini europei… No, io voglio un’Europa che costruisce la pace». Più in generale, per i mesi a venire, «sarà importante la scelta degli italiani tra la guerra e la pace con il voto del 9 giugno per l’Europa e sarà altrettanto importante il voto degli americani a novembre perché, guarda caso, ad ogni presidenza democratica, di sinistra, sono corrisposti anni di guerra, a ogni presidenza repubblicana sono corrisposti anni di pace. Il tanto vituperato Trump fu quello che portò ai patti di Abramo. Io spero vincano i repubblicani». E la sterzata a tutta destra è completa.
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