Francesco Schiavone parlerà: l’ex capo del clan dei Casalesi ha deciso di collaborare con la giustizia
Dopo 26 anni di silenzio, il boss camorrista Francesco Schiavone ha ceduto: ha iniziato a parlare con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Un muro di omertà crollato quando, nella giornata di ieri, le forze dell’ordine hanno raggiunto la casa del capoclan dei Casalesi, conosciuto come «Sandokan», per proporre il programma di protezione ai suoi familiari. Chi è legato a lui, nella sua nuova veste di pentito, rischia infatti di diventare un bersaglio. Questo avrebbe portato Sandokan a decidere di aprire bocca. Lo riporta Cronache di Caserta. Specificando anche come nei prossimi mesi Schiavone dovrà dimostrare se le sue intenzioni di collaborare con la Procura napoletana, ora guidata da Nicola Gratteri, saranno solide e costanti.
Chi è Francesco Schiavone
La notizia del suo diverso approccio tuttavia è talmente rilevante che aveva iniziato a circolare negli ambienti anticipando la sua ufficialità. Si mormorava infatti che «stava per cantare qualcuno di pesante». E che «un pezzo grosso stava collaborando con la giustizia». Dopo una lunga latitanza, Schiavone venne arrestato nel 1998. Tra i protagonisti del cosiddetto maxi-processo Spartacus (durante il quale lamentò «un clima ostile e pregiudizievole»), venne condannato all’ergastolo al 41 bis. Proprio grazie alle rivelazioni di un pentito, che lo incastrarono in relazione al triplice omicidio di Luigi Diana, Nicola Diana e Luigi Cantiello.
La collaborazione
Sei anni fa, nel 2018, il primo passo verso la collaborazione con la giustizia era stato compiuto da suo figlio, il primogenito Nicola Schiavone. Nel 2021, l’aveva seguito il fratello Walter. Ora, è arrivato il turno dell’ex guida del clan. Che si è ammalato di tumore. Ora si trova nel carcere dell’Aquila, dopo aver lasciato la struttura penitenziaria delle Costarelle a Parma. Lì, fin quando possibile, verrà sottoposto a terapie nell’ambulatorio del carcere, prima di far ritorno in cella. Salvo che la sua decisione di collaborare non gli porti alcuni benefici.
Una vita di segreti
I segreti protetti dal silenzio pluriennale dell’ex boss infatti potrebbero riguardare importantissime vicende, come l’uccisione in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino, o sugli intrecci tra camorra e politica. Un colpo grosso della Procura, ma forse anche uno strumento per Sandokan. Il modo di mandare un messaggio a chi volesse tentare di riorganizzare il clan, per neutralizzare le aspirazioni di eventuali, papabili successori. Nel frattempo, rimangono trincerati dietro la spessa coltre dell’omertà l’altro storico capo dei Casalesi Francesco Bidognetti, noto come “Cicciotto e Mezzanotte”, in carcere dal 1993, e Michele Zagaria, catturato il 7 dicembre 2011 dopo sedici anni di latitanza.
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